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Vittorio Brumotti-choc: "Sono in testa al toto-morti"

Vittorio Brumotti  

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Il campione di bici Vittorio Brumotti, come ogni anno, passa dalle inchieste pericolose di Striscia alla trasmissione leggera Paperissima Sprint, sempre su Canale 5. Durante la stagione appena conclusa è stato aggredito mentre documentava le malefatte per strada. Come sta? «A bombazza! Nonostante i 44 anni (oggi, ndr), mi sembra di essere tornato all’estate del ’96, con gli stessi sogni di quando ero un sedicenne e tanta voglia di alzare ancora il mio livello in bici».

Ha da poco ricominciato Paperissima Sprint, che rapporto ha con la comicità?
«Ce l’ho nel sangue, perché sono circondato da gente che interpreta la vita con una verve umoristica: mio papà Claudio, Antonio Ricci e il Gabibbo».

La papera che ricorda più spesso?
«L’ultima è fantastica. Pochi giorni fa ero a casa mia, in Liguria, e per ravvivare un pranzo tra amici sono salito su una ringhiera con la bici. Dopo qualche metro in equilibrio son caduto sulla tavola imbandita, rompendo bottiglie e bicchieri. Per fortuna non mi sono fatto nulla. La scena è stata ripresa ed è andata in onda proprio ieri a Paperissima Sprint».

 



 

Finalmente un po’ di tranquillità dopo tante missioni pericolose anti-droga?
«A Striscia la notizia abbiamo realizzato servizi abbastanza intensi sulle piazze di spaccio e non solo. Andiamo dove la situazione è incancrenita ed è lì che vogliamo veder nascere una margherita nel cemento. Con Paperissima Sprint si volta pagina, ma Striscia non si ferma mai. Per esempio, venerdì ero ospite a un evento a Senigallia quando mi sono imbattuto in due ragazze che fingevano di essere mute per chiedere soldi per conto di una fantomatica associazione. Sono intervenuto per smascherarle e siamo riusciti a mandare in onda il servizio la sera stessa».

Giusto lo scorso 21 maggio ha avuto una disavventura a Roma.
«Sì, durante un servizio a Fiumicino su chi occupa indebitamente i posti riservati ai disabili. Ormai rischio la vita più con le “merdine” (“premio” del tg satirico per chi parcheggia nei posti riservati ai disabili senza averne diritto, ndr) sulle auto che con i servizi sullo spaccio. “Ti devono sparare in bocca!”, mi è stato detto in quell’occasione. E io, pensando a un bel maritozzo alla panna in bocca, mi sono disperato, perché faccio di tutto per tenermi in forma! In questi anni però ho imparato che can che abbaia non morde quasi mai».

Quante volte è stato aggredito?
«Molto spesso, ma non porto il conto. Però mi è stato detto che esiste un toto-morti, molto triste, dove io sono in alto nella classifica. Fortuna che migliaia di italiani sono dalla mia parte: loro mi danno un calore che mi spinge ad andare avanti. Quel calore è la mia benzina».

Cosa risponde a chi dice che “se le va a cercare”?
«Che magari è amico degli spacciatori o non guarda Striscia. Io, dopo centinaia di segnalazioni, documento ciò che accade per portare i riflettori in queste situazioni di degrado».

Cosa la spinge a mettersi sulla strada e rischiare la pelle?
«Mi sento come Bud Spencer quando prova a chiudere un occhio, ma dato che la situazione non cambia, poi è costretto a intervenire. Quando vedo qualcosa che non va devo agire e schiacciare il tasto rec della telecamera. E ho talmente tanta energia che non posso non farlo».

 



 

Che rapporto ha con il pubblico? Chi sono i suoi fan?
«C’è gente profondamente ferita a cui mi lego tanto. Genitori con figli disabili o vittime della droga. Poi tanti bambini che quando libero le piazze di spaccio festeggiano con me».

Qual è il consiglio più importante che le ha dato il papà di Striscia e di Paperissima Antonio Ricci?
«Testa bassa. Fin da subito lui mi ha detto di essere sempre semplice. Quando ho iniziato a condurre Paperissima Sprint invece mi ha suggerito anche di fare il “nescio” (sciocco in ligure, ndr). Sono arrivato alla mia 12esima conduzione facendo il “nescio”».

Cosa invece le ha insegnato e le insegna la bici?
«La disciplina e il rispetto delle regole. Nel mio sport se non fai bene i compiti non vai su una ringhiera a picco sul mare».

Come si vede tra dieci anni?
«Il mio sogno è che ciò che faccio possa essere uno stimolo soprattutto per le nuove generazioni e che tra dieci anni non ci sia più bisogno di andare nelle piazze di spaccio, o da chi occupa il posto dei disabili, o dove ci sono opere con le quattro frecce. Se così non fosse, mi auguro di continuare la mia avventura a Striscia».

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