Toh, per la sinistra "M" è la serie dell'anno

di Daniele Priorisabato 10 maggio 2025
Toh, per la sinistra "M" è la serie dell'anno
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I Nastri d’Argento non fanno eccezione. Anche per loro M è l’uomo dell’anno. Il mondo del cinema (e soprattutto i suoi accademici) che sono in questo caso per meglio dire sindacalisti in quanto membri del direttivo del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, hanno scelto, infatti, di premiare M – Il figlio del secolo come miglior serie del 2025, riconoscimento che sarà consegnato nel corso della cerimonia di premiazione peri Nastri d’Argento – Grande Serie in programma il prossimo 31 maggio a Napoli. Oltre al premio alla serie sono stati già annunciati anche i i Nastri d’Argento per i protagonisti dell’anno che hanno conquistato il grande pubblico: tra loro spicca in primo piano proprio Luca Marinelli, interprete del Duce in M - Il figlio del secolo, Kim Rossi Stuart per Il Gattopardo, Alba Rohrwacher per L’amica geniale - Storia della bambina perduta, Monica Guerritore per Inganno e Vittoria Schisano per La vita che volevi.

Sono in tutto 23 i titoli in gara selezionati che concorrono nelle cinque categorie (Commedia, Crime, Drama, Dramedy e Film tv). Per la Commedia Hanno ucciso l’uomo ragno La leggendaria storia degli 883, Imma Tataranni- Sostituto procuratore 4, Sconfort Zone, Vincenzo Malinconico, Avvocato d’insuccesso 2, Vita da Carlo 3. Per il Crime: Acab, Avetrana - Qui non è Hollywood, Dostoevskij, Stucky, The bad guy 2. Per il Drama Fuochi d’artificio, Il Gattopardo, L’amica geniale - Storia della bambina perduta, L’arte della gioia e Leopardi - Il poeta dell’infinito. Per il Dramedy: La vita che volevi, Miss Fallaci, Storia della mia famiglia, Tutto chiede salvezza 2, Tutto quello che ho. La bambina con la valigia, La farfalla impazzita e Questi fantasmi! sono invece i tre film tv in corsa.

Luca Marinelli soffre sempre: prima per Mussolini, ora per il patriarcato

È scientificamente provato che l’at- tore Luca Marinelli è un gran paraculo. Oppure uno sfigato. Per...


È evidente che, stando in Italia, l’annuncio che ha fatto maggiore scalpore è stato proprio il trionfo di M- Il Figlio del Secolo. Una decisione presa e comunicata in grande stile ieri, in una giornata certo non qualsiasi. Proprio l’8 e il 9 maggio del 1945 furono, infatti, le date nelle quali sui due fronti europei avvenne ufficialmente la resa dell’esercito nazista che certificava la vittoria degli Alleati. Momenti nei quali, peraltro, Mussolini in Italia era stato già giustiziato da dieci giorni. Nel nostro Paese, però, si sa, fantasmi e streghe fanno successo quasi automaticamente, specie se, come nel caso della serie Sky (pronta a diventare una saga di varie stagioni) la realtà viene volutamente deformata. Ma del resto è chiaro a tutti che in Italia, specie quando si tratta di determinati argomenti conta molto più la rappresentazione che la realtà stessa. E il coro dev’essere unanime, come di fatto è stato, per la serie tratta dal romanzo di Antonio Scurati.

A fare eccezione solo qualche voce critica. Capolavoro, dunque. Con il regista, l’eccellente Joe Wright, che da parte sua ha colto nel segno. La sua intenzione dichiarata, infatti, non era proprio quella di raccontare la storia bensì quella di esorcizzarla. Missione in cui il protagonista Luca Marinelli è riuscito pienamente trasfigurandosi nei panni di un duce rappresentato a tatti con le fattezze e i modi più simili a quelli di una marionetta delirante, oppure, specie nelle scene in cui si rapportava con i corpi delle sue amanti, come un demone fuori controllo. Tanto da rendere quasi più facile, per Marinelli, manifestare la volontà di uscire il prima possibile da un personaggio così inquietante. Chissà come si sentirà ora l’ attore nella prospettiva non solo di vedere ancora una volta premiata la sua bravura e (in qualche modo) il personaggio che suo malgrado è costretto a rappresentare, quanto la prospettiva (a suo dire dolorosa) di dover entrare per altre annate nel corpo e nei gesti di quel Mussolini, un po’ fantasma così terribile che le famiglie italiane (anche antifasciste) apostrofavano con un dispregiativo quasi simpatico come il Puzzone