Quando Littizzetto smontava i referendum. E la sinistra muta

Nel 2022 a Che tempo che fa la comica contestava i quesiti sulla giustizia: "Non siamo tutti Giuliano Amato". Nessuno tra i progressisti la criticò
venerdì 6 giugno 2025
Quando Littizzetto smontava i referendum.  E la sinistra muta
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Andare a votare è un diritto e un dovere civico, ripetono giustamente a sinistra. E i politici che invitano gli elettori a disertare le urne in occasione di un referendum abrogativo per evitare il raggiungimento del quorum (meccanismo stabilito dalla Costituzione) sempre secondo i progressisti "comprime la democrazia" e rappresenta addirittura "una vergogna". Queste sono le accuse piovute sulla testa alla premier Giorgia Meloni, che qualche giorno fa riguardo ai cinque quesiti che si voteranno l'8 e 9 giugno ha detto a chiare lettere che si recherà al seggio senza tuttavia ritirare le schede. Non dando, quindi, alcun contributo al raggiungimento del medesimo quorum.

Chissà perché però nel 2022 le stesse accuse non se le è dovute sorbire anche Luciana Littizzetto, che ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, come sempre, criticava con feroce il referendum del 12 giugno sulla giustizia. Certo, come ricorda Valter Delle Donne del Secolo d’Italia che ha pubblicato quel video sul proprio sito, alla fine del monologo Lucianina aveva detto che sarebbe andata a votare. Ma per molti minuti ha smontato il ricorso stesso al referendum giudicandolo nel merito non solo inefficace ma pure ingiusto, vista la difficoltà tecnica dei quesiti. E pure un po' scomodo, visto il periodo pre-estivo.

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"Votare è bellissimo, però vi dico la verità: il 12 giugno pensavo di andare al mare. Invece ci chiedete di pronunciarci sul referendum, non uno, ma cinque. A questo giro mi viene chiesto un parere su qualcosa che non so tanto bene. So a spanne, a grandi linee. Per chi ci avete preso, per 60 milioni di Giuliani Amati? Siamo forse dei Perry Mason? Pensate che la mattina sul water leggiamo il manuale di diritto costituzionale? Non è che la sera a tavola a Sondrio o a Reggio Calabria si parla della separazione delle carriere dei magistrati, a meno che la famiglia non sia composta da magistrati. Siamo talmente scarsi in materia giuridica che abbiamo creduto per anni che Forum su Rete 4 fosse reale, adesso dobbiamo esprimerci sull’elezione dei consigli giudiziari?", domandava con la consueta vena polemica la comica torinese.

Verrebbe abbastanza naturale obiettare oggi: quanti sono gli italiani esperti di diritto del lavoro o di politiche di integrazione? Furono pochi allora che osarono protestare contro l'entrata a piedi uniti della Littizzetto, con il programma all'epoca ancora sulla Rai. Il suo monologo, si chiedeva l’allora deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi "è buona informazione da servizio pubblico? Che ne pensa l’Agcom che a pochi giorni dal voto fa solo richiami generici? Che dice il neocommissario Capitanio?”. Dal canto suo la Lega aveva chiesto una interrogazione parlamentare perché la Littizzetto aveva "di fatto rappresentato le posizioni contrarie al referendum Giustizia senza contraddittorio".