Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, sostiene di essere un perfetto equilibrista. Nella vita, nella musica, nello show business, nel sesso, nei rapporti con il mondo. Ed è felicissimo di esserlo, a quanto sembra, visto che ha voluto chiamare il nuovo tour per i 70 anni di vita e per il mezzo secolo di palcoscenico proprio così: Pupo 50...
storia di un equilibrista. Una serie di concerti partiti ieri sera da Arezzo e che continuerà in giro per quattro continenti toccando Canada, Russia, Germania, Stati Uniti e Sud America, Australia e persino nazioni come l’Uzbekistan e il Kazakistan. La festa vera per i propri 70 anni Enzo l’ha fissata per l’11 settembre a Ponticino. Là dove è nato nel 1955.
Un tour mondiale è il modo migliore per festeggiare 70 anni?
«Non potrei chiedere di più. Quasi mi commuovo, anzi no. Ne vado fiero, me lo sono meritato».
Toccherà anche la Russia: Mosca, San Pietroburgo.
«Vado dove mi offrono un ingaggio e dove pagano. Sono un professionista. Amo il popolo russo come il popolo ucraino dal 1979 perché entrambi mi hanno dato una dignità artistica unica. Sarà una bella occasione per cantare la pace».
Il coraggio non le è mai mancato, nell’arte e nella vita. Ha affrontato tutto sempre a muso duro.
«Durissimo. L’equilibrio di cui parlavo prima non è spirito utilitaristico, mai avuto. Sono sempre stato sul filo, come un equilibrista, nella vita privata e in quella professionale».
Riavvolgiamo il film della sua vita: mamma era una casalinga ma papà un cantante: vero che si esibiva con Roberto Benigni?
«Certo. Roberto veniva a casa mia quando non era ancora famoso e con mio padre si esibiva in gare di ottava rima toscana. Che forte che era».
Il boom nel 1979 quando tutti canticchiavano la sua Gelato al cioccolato.
«La mia canzone simbolo».
Vero che quel titolo era ispirato a una notte di fuoco omosessuale di Cristiano Malgioglio?
«Cristiano mi disse che l’ispirazione gli era venuta in Marocco perché si era invaghito di un moro. Vero? Falso? Boh. Io ho molto alimentato questa versione e racconto sempre presentandola sul palco: non è una canzone che parla di gelato».
Questo tour comprende le canzoni più conosciute, immaginiamo.
«Non solo. È l’occasione per alternarle a quelle del mio nuovo disco Insieme. Sa, ho ancora la voglia e il coraggio di fare album».
Ci raccontano che Insieme sta scalando le classifiche di mezza Europa.
«Vero, il merito va anche al produttore che ha lo curato, un mio amico tedesco che si chiama David Brandes e conosce bene i gusti del pubblico».
Posizioni del disco nelle classifiche di vendita?
«Non si stupisca: è uscito il 4 luglio ed è già in testa in Austria, settimo in Germania e quinto in Svizzera. Dedicato a chi mi vuole bene e un po’ a chi mi vuole male».
Chi le vuole male?
«Bella domanda. Ho il carattere del giocatore d’azzardo e non mi curo di chi vuole battermi, quindi di chi mi vuole male».
Alcuni giornalisti, ad esempio?
«Ma no, le critiche mi sono sempre entrate da un orecchio e uscite dall’altro. Il pubblico mi ama in tutto il mondo».
Il Pupo internazionale rinasce nel 2022 con un tour mondiale che ha fatto registrare sold-out inattesi.
«Sì, ho ricominciato dopo il Covid anche se concerti all’estero li facevo dagli anni ’80. Il mio pop italiano è sempre piaciuto».
Torniamo alle sue hit e alla sua storia: dopo il Gelato incriminato arrivò Su di noi nel 1980, altro successone. Poi lei ha firmato Sarà perché ti amo per I Ricchi e Poveri.
«Che è fra le prime dieci canzoni italiani riproposte in tutto il mondo e in tutte le lingue. Non so semi spiego».
La fine degli anni Ottanta la colse in crisi: ipotizzò anche il suicidio, l’ha scritto nella sua autobiografia La confessione.
«Ero a pezzi per debiti di gioco. Una notte al casinò di Venezia persi 200 milioni e con la mia Jaguar mi misi al volante per tornare in Toscana, a casa.
Sul viadotto fra Bologna e Firenze mi fermai e mi balenò l’idea di gettarmi di sotto. Ma passò un camion con rimorchio che fece tremare la Jaguar, mi destai da quel torpore malinconico e addio suicidio».
Il vizio del gioco e la latente ludopatia le hanno riempito a lungo le giornate?
«Discorso delicato. C’è chi si sveglia alla mattina e si perde davanti a una slot machine. È disperazione, uno diventa passivo. Ma io non sono mai stato ludopatico».
Ovvero?
«Sono sempre stato un giocatore d’azzardo vero. Mi sedevo a un tavolo da gioco perché il poker è sempre stato una passione. Come le donne».
Oggi ha rinunciato a questa passione?
«Non gioco più. Da 20 anni. È come non scopare più anche se il sesso attira sempre».
Quale passione le è rimasta?
«Quella per il lavoro. Le altre due, gioco e sesso, dormono dentro di me. Soffro ma resisto».
Sanremo: un terzo posto nel 1980, un secondo nel 2010. Ne ha fatti sei in gara: il festival appartiene al passato o spera ancora?
«Il settimo Sanremo non mi interessa. Un Festival non mi cambierebbe più la vita».
Se Carlo Conti la invitasse?
«Avendo la canzone giusta, accetterei».
Nel 2010 eravamo lì al Festival e, a poche ore dal verdetto, lei era considerato il vincitore insieme a Emanuele Filiberto e al tenore Luca Canonici.
«Ho concordato io il secondo posto perché volevano squalificarmi per una frase detta a microfono acceso dal mio amico Marcello Lippi: venerdì, aveva detto che la nostra era una canzone da votare».
Ama sorprendere: una sera è salito a sorpresa sul palco da Gianni Morandi e gli ha consegnato un vecchio debito di gioco.
«Gianni è un fratello. Mi aveva fatto un piacere in un momento difficile e dovevo restituirgli tutti quei soldi e non per finta ma davanti a tutti».
Secondo episodio choc: anno 2018, nel programma Le iene si è presentato fresco di spinello.
«Ero stato inviato negli Stati Uniti per imbastire servizi per quel bel programma. Lo feci in un contesto per la liberalizzazione della marjuana».
Terzo episodio: un incredibile reportage dal festival del porno di Las Vegas.
«Divertentissimo. Davano dei premi, simili all’Oscar, ai film e alla miglior interpretazione. Mi ricordo le nomination e un annuncio: il miglior pompino va a... Che ridere».
Rimpianti, nei suoi 70 anni?
«Pochi, pochissimi. Posso dire di non avere mai accettato compromessi anche quando ero in grave difficoltà per certe malefatte al gioco».
Nessun compromesso? Mai?
«Forse qualcuno innocuo quando accettai comparsate in programmi comici quali Drive In. Lo feci solo per soldi. Dopo, non sono più caduto in quelle robe lì».
Enzo, lei vive due relazioni contemporaneamente: è sposato con Anna e fidanzato con Patricia. Come fa?
«Non è semplice. Sono sposato con Anna dal 1974 e sto anche con Patricia dal 1989: ho sempre detto che Anna ha sposato non un uomo ma una causa. È una grande donna. Viviamo bene tutti e tre, però. L’equilibrio c’è e facciamo anche delle vacanze insieme. A volte, in automobile, mi siedo dietro e faccio finta di dormire per curiosare cosa dicono di me quelle due là davanti».
Un rapporto da consigliare?
«No! Affatto».