Pensa come vuoi, ma pensa come noi. Il ministero della Verità è vigile e come ci insegna Aldous Huxley ne Il mondo nuovo il pensiero deve essere canalizzato nella corrente corretta. Così succede che Jovanotti salga sul palco e tra una canzone e l’altra intervenga sul conflitto israelo-palestinese. «Non ho niente di intelligente da dire su quello che sta succedendo e siccome non ho niente di intelligente da dire non dico niente. Prego, spero e mi auguro che questa follia ci insegni qualcosa. A noi, esseri umani. Non so se accadrà, perché poi la guerra è forse una parte di noi imprescindibile, che c'è da sempre purtroppo».
Ecco allora che le tastiere di quelli che hanno l’esatto in tasca diventa rovente. Barbasophia ci tene a far sapere che Jovanotti gli fa pena. «Ma a cosa sono serviti 30 annidi ricerca spirituale se poi a Gaza non sai distinguere i carnefici dalle vittime», dice. Con lui anche Pablo Trincia. L’ex iena ci vuole comunicare che «ora capisco che quel “Il mio nome è Mai Più” che cantavi oltre un quarto di secolo fa era solo una frase priva di significato».
E poteva mancare Selvaggia Lucarelli? «Non ci si può più nascondere solo dietro la parola pace. Bisogna essere pacifisti e anticoloniali». Non è finita qui. Le hanno cantate anche alla cantante spagnola Rosalía e lo ha fatto lo stilista Miguel Adrover.
Il verbo? «Miguel», direttamente in terza persona, «non lavora con nessun artista che non sostenga pubblicamente la Palestina». Schierati, schierati, schierati. Nessun messaggio subliminale, ma direttamente la messa al bando se il linguaggio espresso non è congruo. Anche quando non hai detto nulla, come nel caso dell’artista iberica, oppure se non hai un’opinione come nel caso di Jovanotti. Il risultato è che entrambi sono stati costretti a prendere parola per omologarsi al verbo. Qui non è neanche più una questione di Palestina e di Israele è quando la voce della comunità dominante dell’arte diventa quella del padrone. E se non sei in linea devi rincorrere.
Omologarti per tornare a colori ed essere trasmesso a reti unificate. Infine piovono le critiche contro Leonardo Di Caprio perla costruzione, detiene il 10% delle quote, di un hotel di lusso a Tel Aviv in Israele. Chiaramente anche lui deve essere stigmatizzato. Giuseppe Prezzolini, vero non conforme del pensiero novecentesco - in esilio sia dal Fascismo in presenza che dall’antifascismo in attività dopo il 25 aprile 1945- nel suo Ideario, datato 1967, scrisse che «per protestare contro le ingiustizie sociali non si devon portare i capelli lunghi e la biancheria sporca». La coscienza pulita, però, sarebbe gradita.