Alice ed Ellen Kessler se ne sono andate, definitivamente. Insieme, come erano rimaste per tutta la vita. Saranno sepolte l’una accanto all’altra, lo avevano annunciato più volte. E come tutti quelli che le conoscevano avevano sempre previsto. Impossibile, d’altronde, immaginare Alice senza Ellen.
Molto difficile reperire un’immagine in cui compaia soltanto una o l’altra. Paradossale che con loro, nate e morte in Germania, sparisca un pezzo d’Italia ormai mitico, quello del Paese del boom, degli anni Sessanta. Un’Italia felice che si apprestava a diventare anche ricca e si specchiava nella televisione, nelle scintillanti trasmissioni del sabato sera. Talmente ricca e felice, anche la tv di allora, che poteva permettersi di rubare alle altre nazioni le loro star.
GLI INIZI A PARIGI
Alice e Ellen erano giovanissime star al “Lido” di Parigi, quando vennero arruolate nella troupe di “Giardino d’inverno”, il programma che offriva spettacoli scintillanti di qualità non inferiore a quelli di Francia e Stati Uniti. Le due gemelle furono accompagnate nel loro esordio italiano dalle musiche di Gorni Kramer, dalle coreografie di Don Lurio (con cui condivisero tante tappe di carriera), da Antonello Falqui che allora era il mago delle nostre regie televisive. Sfondarono subito per il sincrono dei loro movimenti (mai una gamba che, in trent’anni di sgambettamenti, non sia andata di pari passo colle altre tre). Piacquero per il loro sex appeal. Intendiamoci, non certo un appeal provocatorio (la televisione democristiana di allora non permetteva prurigini): la loro sensualità un po’ teutonica derivava dai balletti d’opera che avevano battezzato i loro esordi a Lipsia. Però sempre sensualità era. E anche brillante e distensiva, vista l’ironia con cui spesso accompagnavano le loro esibizioni: il confort ideale per l’Italia neo ricca del sabato sera.
E le voci, poi. Vocine aggraziate con solo un’ombra di accento germanico che donava una dimensione internazionale. Le loro canzoni, allora. fecero più successo di molte intonate da ugole italiane. Furono cantate per anni, e qualcuno le intona ancora inconsciamente: «La notte è piccola per noi, troppo piccolina...». In questo senso, lapice del successo lo raggiunsero con “Dadaumpa” assieme a un’altra coppia gemellare, i “Blackburn twins” (che forse hanno avuto un destino più crudele). Ormai l’Italia le aveva adottate, e per una quindicina d’anni e più non si stancò di vederle anche nelle incombenze più diverse.
Non solo in televisione: Garinei e Giovannini imperniarono su di loro la commedia musicale “Viola violino e viola d’amore”. Il quartetto Cetra le inserì nel cast di “Biblioteca di Studio Uno” (erano le Sirene che ammaliavano Ulisse nella versione dell’Odissea). Il maestro dell’horror Mario Bava le volle come love interest nelle avventure di due guerrieri vichinghi in “Gli invasori”: nel finale una delle due moriva, non ricordo se fosse Ellen o Alice. Fu l’unica volta in cui una delle due ebbe un fotogramma in più dell’altra.
Certamente fu sempre difficile separarle, anche nella quotidianità. E allora corse la voce che condividessero persino i compagni nella vita privata. In realtà Alice fu per lunghi anni legata al cantante francese Marcel Amont (sostituito per qualche mese da Enrico Maria Salerno proprio durante le recite di “Viola violino e viola d’amore”).
Ed Ellen ebbe una parimenti lunga liaison con l’attore Umberto Orsini. Ma per quanto protratte, sembra che le relazioni non abbiano mai disturbato la principale storia d’amore: quella fra di loro, fra le due gemelle.
FINE CARRIERA
Negli anni Settanta il duetto non poteva non andare in crisi. L’arrivo della quarantina non può non scalfire l’immagine di due soubrette, sia pur di gran classe. Che in effetti rimane ancora favolosa (le gambe reggono bene, per esempio, la reclame di “Omsa, che gambe!”). In realtà, era la formula di varietà televisivo che le aveva espresse che aveva ormai perso fascino. Soprattutto, era cambiata l’Italia: non più così spensierata, non si ritrova più davanti allo scatolotto del sabato sera. Pazienza: Alice e Allen rimangono un mito in Italia. All’inizio degli anni Ottanta partecipano ancora a qualche trasmissione in Rai. Poi in Francia e Germania vivono un onorevole tramonto, rievocando da aggraziate signore il tempo perduto. Da loro e da noi. Che non le abbiamo mai tolte dal nostro immaginario. Un’immagine mai stata scalfita dalla rivelazione (quasi postuma) che da ragazzine le due perfettissime furono torturate dal loro paranoico genitore. Ma questa è un’altra storia.




