Cerca
Logo
Cerca
+

Porta a Porta, gli estremi rimedi di Bruno Vespa contro i no-vax: "Nelle guerre non si ammettono disertori". Così su Rai 1...

Francesca D'Angelo
  • a
  • a
  • a

«In molti definiscono Porta a porta una corazzata, ma ogni tanto sappiamo anche trasformarci in un vascello pirata». Ed eccolo qui, Bruno Vespa il corsaro: da oggi torna su Rai Uno con la 27esima edizione di Porta a porta sperando di «fare qualche piratata».

La materia di certo non manca.

«Porta a porta va in onda dopo 25 trasmissioni informative settimanali in prime time: sì, le ho contate. Questo per dire che quando arriviamo noi si è già detto molto più di tutto: il nostro compito è approfondire».

Bisognerebbe ripensare la collocazione di Porta a Porta?

«Purtroppo l'orario ci penalizza: la scorsa stagione, siamo partiti a cavallo della mezzanotte per ben 39 serate, ossia un terzo delle volte. So che c'è ben poco da fare, l'Italia è l'unico Paese dove la prima serata parte alle 21.30 e l'allungamento dei tg serali non aiuta».

Come vanno i rapporti di vicinato con Monica Maggioni?

«Sono buoni. Lei va in onda al lunedì sera, subito dopo la fiction, quindi in una collocazione molto pregiata ma va bene così: anche noi abbiamo qualche serata privilegiata e altre più ostiche».

Di cosa va più fiero?

«Alziamo qualitativamente il target di RaiUno (il 13% è laureato, ndr) ma il mio vero orgoglio è avere uno zoccolo duro nella popolazione meno istruita che, evidentemente, ci guarda per farsi un'idea di quello che succede».

Cosa replica a chi accusa i talk show di fomentare la disinformazione e il caos comunicativo?

«Ognuno fa il suo mestiere e poi il pubblico sceglie. Noi ci distinguiamo per la chiarezza e la lealtà degli approfondimenti. Non è mai successo - ribadisco, mai! - che un ospite sia uscito dal mio studio dicendo di essere stato imbrogliato».

Di cosa parlerà stasera?

«Una delle novità di questa edizione sarà la presenza, in streaming, di una famiglia campione che si confronterà con il politico di turno. Il primo faccia a faccia è tra il ministro dell'Istruzione Bianchi e una famiglia di Osimo, cattolica e con figli. Poi avremo ospite anche il professor Giorgio Palù, un luminare esperto di virologia, che si confronterà col prof Valentino Di Carlo, contrario al Green Pass, che abbiamo deciso di invitare per dovere di pluralismo».

 

 

Tra i suoi futuri ospiti ci potranno essere i No vax?

«È improbabile: diamo voce a posizioni argomentate, non a gente che fa caciara».

Sbaglio o non ha molti simpatizzanti tra loro?

«Dopo cinquant' anni di onorata carriera, mi sono dovuto difendere davanti al comitato etico dell'Ordine dei giornalisti: 12 medici mi hanno denunciato. Sono stato assolto ma è stato tutto molto sgradevole».

La sua colpa?

«Aver detto che i medici devono vaccinarsi. Al comitato etico ho replicato: "Signori, avete detto che questa è una guerra? Ecco, nelle guerre non si ammettono disertori"».

E Draghi? Sarà mai suo ospite?

«Finora ha rilasciato solo un'intervista al Tg1 in seguito ai fatti di Kabul. Nient' altro. La sua linea mi sembra chiara».

Ultimamente si è interessato degli inquilini del Quirinale. Secondo lei Mattarella resta o lascia?

«Fare previsioni sull'elezione del Presidente della Repubblica è un esercizio sbagliato e dilettantesco. Tuttavia mi sembra irrituale che, con tre mesi di anticipo, sia stata annunciata la visita di commiato al Papa. Tre mesi sono tanti: sembra un modo per dire lasciatemi in pace...».

 

 

 

Come si muoverà invece per le elezioni amministrative?

«La par condicio parla chiaro: o si invitano tutti o nessuno. Abbiamo quindi le mani legate: non ospiteremo tutti i candidati (a Roma sono ben 25...) ma solo coloro che andranno al ballottaggio».

Dall'inizio di Porta a porta a oggi, com' è cambiata la politica?

«Porta a porta è nata a dispetto dei santi: ai tempi di Samarcanda si pensava che parlare in modo pacato ed elegante di politica fosse impossibile. Capiamoci: Santoro resta il numero uno ma Samarcanda era sangue e arena. Quel tempo è chiaramente scomparso: oggi la politica si è indurita e la gente vuole il sodo. Noi cerchiamo di stringere all'angolo i leader perché le persone hanno bisogno di sapere poche cose con chiarezza».

Stasera da lei ci sarà anche il ct Roberto Mancini. Da juventino, che stagione calcistica è?

«Un periodo nero. Vedere la Juve in zona retrocessione è un'esperienza che mi mancava...».

Dai blog