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Battaglione Azov, il comandante da Nicola Porro? "Forse...", un clamoroso sospetto dietro l'ospitata

Claudio Brigliadori
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C’è un aspetto, della guerra in Ucraina, che sostanzialmente disinteressa il mondo, ma che ispira la fantasia di tutti i talk politici italiani: i nazisti del Battaglione Azov. All’estero, forse, non sottilizzano troppo su ideologie e fascinazioni quando c’è da parlare di guerra. Da noi, invece, sarà anche per l’effetto 25 aprile, partigiani, Liberazione e compagni(a) cantanti (Bella Ciao), il tema delle svastiche delle milizie attive nel Donbass e oggi asserragliate nei bassifondi delle acciaierie di Mariupol sembra centrale. A Quarta Repubblica su Rete 4, per dire, Nicola Porro è andato dritto al punto intervistando il comandante del reggimento, Michail Pirog, chiedendogli conto dell’ispirazione hitleriana di quelli che il resto del mondo considera partigiani armati, né più né meno.

 

 

«L’ho detto più di una volta – è la serafica e un tantino spiazzante risposta del soldato -, nessuno va in India per abbattere i simboli sui loro templi. Hanno moltissimi secoli e sono pieni di svastiche orientate sia a destra che a sinistra. Ma significano altre cose». Roba da 7 giorni in Tibet, insomma, o giù di lì. La propaganda, del Battaglione o di Putin, ha sempre un effetto straniante persino in Italia e persino in tv, dove pure le strumentalizzazioni non sono mai mancate.

 

 

Forse, allora, il vero punto è un altro: capire fino a che punto arriveranno gli ucraini blindati sotto la Azovstal, che Toni Capuozzo sempre da Porro ha definito «nazisti pragmatici». Perché alla loro vita è appesa, dicono gli esperti, buona fetta del destino della guerra. «Nessuno intende arrendersi. Quelli sono ragazzi che non sono fatti così. Tutti i nostri difensori sono degli eroi e combatteranno fino alla vittoria», assicura Pirog. Una macchina da guerra, una macchina di morte e pure una macchina da ascolti.

 

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