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Zona Bianca, retroscena su Mauro Corona: "Andate in malora", perché ha sbroccato

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Ci voleva il dramma della Marmolada per far perdere le staffe a Mauro Corona. Reduce da una stagione "da vecchio saggio" a CartaBianca su Rai 3, lo scrittore montanaro si trasferisce nel quasi omonimo Zona Bianca su Rete 4, passando da Bianca Berlinguer a Giuseppe Brindisi in attesa delle meritate ferie. Il tema della serata, purtroppo, è tutto tranne che sereno o vacanziero, e tocca da vicino Corona: la sciagura del ghiacciaio che staccandosi dalla montagna ha provocato morti e dispersi. «Conosco molto bene il tracciato travolto dal crollo - aveva spiegato poche ore prima al Corriere del Veneto -, io l'ho attraversato almeno quaranta volte, anche con gli sci, con le pelli di foca e i ramponi è bellissimo.

 

Il ghiacciaio ormai è un po' impolverato e sporco, ma quanto è accaduto non si poteva prevedere». Detto questo, Corona denuncia la moda del "turismo alpino". La montagna non è per tutti, ma questo pochi lo considerano: «C'è un nichilismo da terzo millennio, un'anarchia che porta la gente a dire: io me la godo, sto bene, sfrutto quello che posso, faccio i soldi e chi se ne frega di chi viene dopo di me». In collegamento dalla sua Erto, però, ribadisce: «I fatti diventano tali solo quando sono accaduti. E mi dispiace che si cerchi sempre di capire se si poteva evitare. Allora cosa facciamo? Rimaniamo a casa? Arriva il terremoto e ci uccide a casa nostra? Cosa facciamo? Questa è una passione. Ovviamente in questo caso la responsabilità è dell'uomo».

 

In studio i commenti si accavallano, c'è chi tira in ballo il riscaldamento globale chi le responsabilità delle guide e delle autorità locali. Corona, che mescola la critica alla modernità a una buona dose di fatalismo, si mostra visibilmente innervosito fino a esplodere. «Cosa vuol dire che non è opportuno andare in montagna? È come dire che non è opportuno fare l'amore se poi uno ammazza la fidanzata». Quindi si toglie l'auricolare con gesto veemente, si alza e se ne va. Prima, a microfono ancora acceso, pronuncia un inequivocabile «gentaglia... Andate in malora!»

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