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In Onda, Rampini sbrocca con lady porti-aperti: "E allora ci resta solo la Svizzera!"

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«Dire che l'Italia è un Paese che accoglie è veramente fuori di testa». Se volete capire cosa significa tifare per i porti aperti, senza se e senza ma, basta riascoltare la manciata di secondi di intervento di Eddi Marcucci, pasionaria dell'accoglienza, in studio da David Parenzo e Concita De Gregorio a In Onda, su La7. Si sta commentando la visita di Mario Draghi ad Ankara, dal sultano Erdogan.

 

«La gestione dell'immigrazione deve essere umana, equa ed efficace noi cerchiamo di salvare i migranti- le parole del premier -. L'Italia è il Paese più aperto. Ma non si può essere aperti senza limiti. Anche noi abbiamo dei limiti e ora li stiamo affrontando». Per la Marcucci giudizi di buon senso e banali come questo sono «una sequela di falsità». «È stato rinnovato l'accordo con la Libia, dove sono i soldati turchi ad addestrare quelli libici - incalza -. E sappiamo cosa fanno i turchi in casa loro e non solo, è da aprile che l'esercito turco ha sconfinato in Siria e in Iraq. I toni contro Putin sono stati giustamente accesi quando ha sconfinato in Ucraina, ma con Erdogan non è volata una mosca. Dal 2015 la Turchia riceve 3 tranche da 3 miliardi, finora ne ha ricevute due ma l'unica cosa che hanno fatto è costruire un muro con la Siria, sempre aperto per i jihadisti e chiuso per le persone. Prestare il fianco a Erdogan significa prestare il fianco a Isis».

 

Al di là dell'analisi geopolitica un tanto al chilo, la Marcucci in un solo intervento riassume mirabilmente l'animo anti-occidentale di tanta sinistra italiana. La colpa è sempre dell'Europa. O della sola Italia. E Federico Rampini, non certo un pericoloso salviniano, si irrita: «La Cina fa cose peggiori rispetto alla Turchia, pensiamo a Hong Kong o al Tibet. Se noi pensiamo che in nome dei diritti umani possiamo ragionare solo con i puri, possiamo avere rapporti con la Svizzera e non molto oltre. Ma non possiamo permetterci di fare la guerra a tutti. C'è un pericolo enorme in atto, in Ucraina, e si accetta l'aiuto anche di Erdogan». Non è realpolitik: è la realtà, bellezza.

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