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Morgan, sterzata a sinistra su Rai 2: un rovinoso flop

Giampiero De Chiara
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Sulla seconda serata (ormai diventata terza visto l’allungamento perenne e sempre più continuo della prima) si sono distrutte o perdute intere carriere e generazione di conduttori che lo Stramorgan, presentato da Morgan coadiuvato da Pino Strabioli, racimoli soltanto 344 mila spettatori con il 3.4% di share, è solo la conferma che dopo Arbore sono pochi in Rai ad avere successo e ascolti dopo le 23 (vedi il sorprendente Stefano Di Martino con Bar Stella) con programmi che siano leggeri e non di approfondimento. 

Lo stesso Alessandro Cattelan, preso dalla Rai per rilanciare quella fascia oraria, non è ancora riuscito a portare a casa gli ascolti che tutti si aspettavano. Così il tanto strombazzato ritorno dell’ex leader dei Bluevertigo su Rai Due, con quattro seconde serate su altrettanto grandi miti della musica leggera italiana (Domenico Modugno, Umberto Bindi, Franco Battiato e Lucio Battisti) non nasceva sotto buoni auspici, in termini di ascolti. E così è stato. La prima puntata, dedicata a al cantante di Nel blu dipinto di blu, andata in onda il giorno di Pasquetta ha raccolto briciole di telespettatori. A parziale risarcimento c’è da ricordare che tutta la serata televisiva, dato il giorno di festa, non ha avuto ascolti esaltanti.

 

INGHIPPO
Al di là della qualità presente nel programma non ha aiutato, all’appeal dello show, la scelta degli ospiti. Il comico Paolo, Vinicio Capossela, Oliver Skardy (leader e cantante dei Pitura Freska) e il fondatore degli Africa Unite Bunna, sembravano tutti usciti da un qualunque concerto del primo maggio degli ultimi venti anni, rifugio storico e culturale della sinistra artistica. A quell’evento però mancano ancora tre settimane, ma Morgan in pratica lo ha anticipato. Lui che deve il suo ritorno in tv anche grazie ad una pubblica presa di posizione del sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, che aveva chiesto per il cantante un programma Rai appena nominato nel governo Meloni. Una uscita non convenzionale che aveva scatenato anche polemiche, ma che alla fine ha premiato il poliedrico artista dalla chioma sempre più bianca.

SCELTE DISCUTIBILI
Chi meglio di lui poteva affrontare il fenomeno Modugno (ieri sera si è occupato di Umberto Bindi, questa sera toccherà a Battiato, domani ultimo appuntamento con Lucio Battisti) e infatti lo ha affrontato alla sua maniera: scombinata, ma di gran classe. Con alcune scelte discutibili (vedi gli ospiti, o l’improvviso riferimento al Liolà Pirandello). Il grande viaggio nella musica del cantante siciliano è stato però affascinante. Il paragone tra il Sud di Modugno come la Las Vegas di Elvis Presley è inedito e coraggioso. 

La versione in inglese di Resta cu ‘mme, la reinterpretazione in chiave filosofica con relativa spiegazione di Vecchio Frak (con relativo e bellissimo collegamento-spiegazione con Meraviglioso), sono stati momenti di bella tv. Poi certo in un programma musicale di 70 minuti, se oltre 40 vengono dedicati alle chiacchiere sulle sette note e non alla musica stessa, la cosa stona. Soprattutto se poi alcuni ospiti, vedi Paolo Rossi e Vinicio Capossela, sembrano più interessati ad esaltare loro stessi più che la figura del grande Domenico Modugno.

 

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