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DiMartedì, fango-Giannini sulla Meloni: "Boia chi molla, è peggiorata"

Roberto Tortora
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La data delle elezioni regionali in Abruzzo, domenica 10 Marzo, si avvicina ed il presidente del Consiglio, nonché capo di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha tenuto il suo comizio finale in sostegno di Marco Marsilio, governatore uscente che punta alla ri-elezione.

Di questo si discute a DiMartedì, programma di approfondimento politico di La7 condotto da Giovanni Floris, che chiede all’ex-direttore de La Stampa, Massimo Giannini, un’analisi delle parole della Meloni. Il premier ha concluso il suo discorso dando battaglia: “Succederà di tutto, ho già l’elmetto. Vi voglio bene, non c’è niente che ci faccia paura, finchè ci sono gli italiani a sostenerci. Noi non molleremo mai. Viva Marco Marsilio, viva il centrodestra”.

 

 

 

Giannini attacca con una battuta: “Beh, boia chi molla è la conclusione del comizio! Se possibile direi che, rispetto all'ultimo comizio prima del voto in Sardegna, è quasi peggiorata, perché la conclusione qui è stata una chiamata alle armi. Ma si capisce il perché, l'Abruzzo è la nuova linea del Piave, soprattutto per Giorgia Meloni, non tanto per le tre destre che governano, ma proprio per lei. Già la sconfitta in Sardegna, anche se di poche migliaia di voti, è stata bruciante perché, come sappiamo, in quella regione Meloni ha imposto il suo candidato contro la volontà degli altri due alleati. Ha perso, quindi ha perso lei, ha perso due volte: la prima, perché ha messo il suo candidato e la seconda, perché ci ha messo la faccia fino all'ultimo e i sardi le hanno detto di no. Adesso, lo schema potrebbe riproporsi anche in Abruzzo – spiega Giannini - dove funzionano gli stessi meccanismi, ma con un'aggravante. L'ha detto lei stessa, attaccando le opposizioni: lì c'è un governatore che lavora in smart working, di fatto è un suo camerata dei tempi di Colle Oppio. In Abruzzo ci va, ma di base sta a Roma, quindi è proprio un uomo suo, se perde non è più un caso la Sardegna, ma diventa una tendenza”.

 

 

 

Floris, infine, gli chiede cosa rappresenti quel tono da battaglia che la Meloni usa sempre nei suoi interventi. Questa la risposta di Massimo Giannini: “Questa è la natura di Giorgia Meloni, Meloni è così. Dopo un anno e mezzo di governo, in cui avrebbe dovuto dimostrare che guida il Paese in nome e per conto di tutti gli italiani e non è più solo espressione di quel piccolo partito che lei, facendo un capolavoro, ha portato in cinque anni dal 3% al 26%, non c'è riuscita. Continua a governare il Paese come se fosse il leader dell'opposizione. Quindi la sindrome è sempre la stessa: il complotto, il vittimismo, i nemici che ci criminalizzano, la macchina del fango. Non si esce da questo schema né a livello nazionale né a livello locale”.
 

Guarda qui il video di Giannini a DiMartedì

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