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Ilaria Salis in catene, Piercamillo Davigo: "Ignoro le loro regole"

Claudio Brigliadori
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Viva l’onestà. Piercamillo Davigo, ex eminenza grigia dell’inchiesta su Tangentopoli e ideologo del manipulitismo, ospite di L’aria che tira su La7 delude il conduttore David Parenzo. No, la politica non fa per lui. E nemmeno per i magistrati. Immaginiamo la faccia contrita di Marco Travaglio, nel caso stesse seguendo la trasmissione dalla redazione del Fatto. In studio tira già aria di elezioni europee. Pina Picierno, big dei dem a Strasburgo, con una battuta sembra demolire la sua segretaria Schlein: «Il Partito democratico non è l’Isola dei famosi». E Parenzo tentalo scoop con il magistrato. «Le hanno chiesto di candidarsi? Qualcuno l’ha chiamata? Di Pietro (che di Davigo è stato collega nel pool di Milano, ndr) ci ha confessato che più di una chiamata l’ha ricevuta».

Secca la risposta della toga: «No, nessuno». «Nessuno nessuno?». Davigo nega e lancia una frecciatina a Tonino da Montenero di Bisaccia: «Nessuno, d’altro canto credo di aver detto in tutti i modi che è meglio che i magistrati non facciano mai politica. Anche perché non sono capaci».

 

Parenzo prova a dare una sua lettura: «Qualcuno potrebbe dire che siccome ha rotto le balle a tutti, allora nessuno l’ha chiamata». «Beh sarebbe un elogio se fosse questo il ragionamento», replica Piercamillo. Spiazzante anche il suo commento sulla vicenda di Ilaria Salis, portata in un tribunale di Budapest in catene. Davigo parla sì di “misure spropositate”, ma ammette: «Ignoro le loro regole, quindi può essere che siano obbligati». Immagini simili si erano viste d’altronde anche in Italia, 30 anni fa, e proprio nelle udienze che vedevano tra gli accusatori Davigo, Di Pietro & company: «Quando ero in servizio a Milano era obbligatorio usare le manette perché il Palazzo di Giustizia non era considerato sicuro, i detenuti potevano scappare».

 

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