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Islam, "Cosa vogliamo adesso". Il musulmano sul palco: choc nel cuore dell'Europa

Claudio Brigliadori
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Germania, nuova provincia dello Stato Islamico. Si fa presto a parlare di elezioni europee, di sfida a Stati Uniti e Cina, di rilancio del Vecchio continente che da aspirante locomotiva economica globale si è trasformata, nel giro di una manciata di decenni, in ruota di scorta del Primo Mondo, per giunta impantanata nella melma di burocrazia e divisioni politiche.

Il guaio è che a mancare non è solo un prospettiva, ma pure il passato. Inteso come consapevolezza culturale di quello che si è stati, si è e si sarà. Il servizio di Fuori dal coro, il programma di Mario Giordano su Rete 4, in questo senso è tanto illuminante quanto desolante. A poche settimane dalle urne, l’inviata Serena Pizzi porta le telecamere di Mediaset ad Amburgo: «Qui in centro a soli 50 metri da una stazione di polizia si è svolta la manifestazione del gruppo estremista Muslim Interactive - spiega la giornalista - e proprio in queste strade i musulmani hanno chiesto l’instaurazione di una dittatura islamica in Europa».

 

 

 

Intanto scorrono le immagini di centinaia di manifestanti, che urlano “Takbir” e “Allah Akbar”, agitando cartelli con la scritta “Califfato”.

 

 

 

«Questi islamici vogliono sostituire la democrazia con la Sharia, questo significa imporre la legge islamica in Europa». Uno degli esponenti del movimento, parlando sul palco con un tedesco sporcato dall’accento arabo, ripete: «Come musulmani siamo convinti che il colonialismo occidentale debba essere superato, serve il Califfato!». Il gruppo che ha organizzato la manifestazione è legato a un movimento dichiarato fuorilegge in Germania. Eppure nessuno protesta, in una campagna elettorale più presa dalla rivoluzione green. Se “è la democrazia, bellezza”, è un democrazia con un sistema immunitario decisamente indebolito.

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