Bayesian, l'agghiacciante sospetto di Roberto Giacobbo

di Claudio Brigliadorimercoledì 25 giugno 2025
Bayesian, l'agghiacciante sospetto di Roberto Giacobbo
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Bayesian, un altro mistero italiano. A poco meno di un anno dal drammatico naufragio del veliero extra-lusso affondato in circostanze mai del tutto chiarite al largo di Porticello nelle acque di fronte a Palermo, il relitto è stato recuperato e trasportato in una speciale struttura d’acciaio nel porto di Termini Imerese, per permettere alla Procura e ai periti di analizzarlo.

Solo tra 15 giorni sarà possibile entrare nello scafo, a causa della possibile presenza di gas tossici prodotti durante la lunga immersione. Intanto, è stato riportato a galla anche l’enorme albero di 75 metri, secondo molti tra le cause dell’inabissamento durante una tempesta all’alba di quel 19 agosto. Ma cosa è successo davvero a bordo dell’imbarcazione? Ospite di Quarta repubblica su Rete 4, il conduttore e divulgatore scientifico Roberto Giacobbo avanza un altro sospetto, clamoroso. Per mesi si è parlato di servizi segreti, interessi oscuri, di manomissioni, di una strage di innocenti per mascherare il vero obiettivo, il proprietario del superyacht. Tra le settime vittime, infatti, c’era il miliardario inglese Mike Lynch, attivo in settori strategici come l’intelligenza artificiale e la sicurezza informatica. Con lui, è morto anche Jonathan Bloomer, banchiere di spicco della City e presidente di Morgan Stanley International. Pane per i complottisti, insomma. 

Il comandante James Cutfield, scampato e indagato, si è chiuso nel più assoluto riserbo e anche questo non ha fatto che aumentare i dubbi più maliziosi. «Io rimango interdetto - premette Giacobbo, volto e voce di programmi come Voyager e Freedom - Oltre il confine -. La domanda è: ma l’equipaggio c’era o non c’era a bordo?». In un video si vede il Bayesian perdere improvvisamente il controllo, con la poppa che sta ferma e la prua che scarroccia in balia della corrente. Qualcosa, insomma, non torna nel comportamento di chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza dei passeggeri quella notte e che, in teoria, era preparato a gestire crisi e onde ben più insidiose.

«Al comandante bastava poco - suggerisce ancora Giacobbo -, accendere i motori e mettersi prua al vento per compensare l’ancora che si era staccata. Il dubbio era: questi (i passeggeri, ndr) erano rimasti a bordo perché l’equipaggio era sceso a terra? A bordo c’era rimasto solo quel ragazzo che non aveva né preparazione né capacità e magari indicazioni per affrontare una situazione di questo tipo? Anche perché c’è la scaletta che portava al tender che era ancora fuori».

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