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Telese perde la testa: vuol zittire Capezzone e scappa dallo studio

di Tommaso Montesanolunedì 6 ottobre 2025
Telese perde la testa: vuol zittire Capezzone e scappa dallo studio

(La7 Omnibus )

4' di lettura

«Con 400mila euro compri due barche, non...». Daniele Capezzone non riesce a finire la frase che Luca Telese, che nello studio di Omnibus, su La7, siede di fronte a lui, si è alzato brandendo un giornale. Il direttore de Il Centro (quotidiano d’Abruzzo) interrompe il direttore editoriale di Libero con queste parole: «Di fronte a un propagandista delle bugie, con molto rispetto della conduttrice...». Telese passa dietro le spalle di Gaia Tortora, poi riattacca: «26 italiani che tu non ricordi...». Ma non è quello l’argomento che ha acceso la miccia: Capezzone stava puntando il dito sul rapporto tra la Flotilla per Gaza e i «finanziamenti diretti e indiretti» ricevuti da Hamas. Un tema sollevato la scorsa settimana dal ministero degli Esteri israeliano non solo dal nostro giornale, ma anche- e da giugno- dalla stampa internazionale, come ad esempio il britannico The Telegraph. Ma Telese butta la palla in tribuna, sventola un giornale con le testimonianze dei 26 italiani a bordo della Flotilla ancora trattenuti in Israele e «minacciati» dallo Stato ebraico («sono in carcere»). «Parla di Hamas e dei finanziamenti di Hamas!», lo incalza Capezzone. È qui che Telese, come si suol dire, «sbraca». Continua a leggere il suo giornale, non risponde sui finanziamenti, soprattutto mette la sua mano destra sulla spalla del direttore editoriale di Libero e lo invita a tacere: «Stai buono, stai a cuccia». La reazione di Capezzone è inevitabile: «Ma dove siamo? Questo fascista rosso, come si permette?».

USCITA TEATRALE
A quel punto Telese torna indietro, ma invece di sedersi, abbandona platealmente lo studio insultando - «falla finita, buffone» - e irritando la conduttrice Tortora: «Un’uscita di scena teatrale... va bene... poi di solito queste cose in casa dello stesso gruppo non si fanno». Telese, infatti, è uno dei conduttori de La7. Adesso occorre fare un passo indietro. Ai minuti precedenti la reazione scomposta del giornalista, la cui irritazione era cresciuta col passare dei minuti dopo essere stato “pressato” sia sull’impossibilità di essere equidistanti pur in presenza di critiche, anche forti, all’indirizzo dell’attuale leadership Israele - tra «una democrazia e il terrore». Sia sulle ambiguità della stessa Flotilla, con il suo rifiuto a ogni ipotesi di mediazione per la consegna degli aiuti umanitari finalizzato alla ricerca dello scontro con Israele. Sia sullo strano comportamento dei quattro parlamentari italiani del “campo largo”, tornati subito in Italia con volo di linea israeliano e solo dopo - una volta «al calduccio», copyright di Capezzone - prodighi di accuse all’indirizzo di Gerusalemme. Tutte osservazioni di fronte alle quali Telese ha balbettato, limitandosi a interrompere l’interlocutore.

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Fatto il passo indietro, è tempo di farne uno successivo. Al tweet postato da Telese dopo il precipitoso abbandono dello studio: «Dopo grandi sforzi per mantenermi Zen, sono stato costretto ad abbandonare gli studi di Omnibus per una protesta ghandiana contro l’insopportabile mistificazione di Daniele Capezzone, secondo cui la Global Sumud Flotilla è stata finanziata da Hamas, e i parlamentaria bordo erano smaniosi di tornare a casa per mettere il culo al “calduccio”». Il peggio, però, è nella coda, dove il giornalista dà appuntamento alla serata, alla sua trasmissione, «in un dibattito finalmente decapezzonizzato, dunque civile».

Parole che testimoniano la volontà di non dare spazio alle voci critiche sul tema mediorientale. Peccato per lui che le reazioni al tweet siano state negative. «Sottrarsi al confronto non è mai un buon segno... Poteva restare e ribadire la sua opinione con fermezza ed educazione»; «essere incapaci di sostenere un dibattito non è qualcosa di cui vantarsi»; «ti capisco, per uno immerso nella propaganda comete, sentire delle parole di verità deve essere come un vampiro con la luce del sole»; «è scappato dall’unico dibattito dove c’era un partecipante che presentava un punto di vista diverso»; «lo hai aggredito verbalmente e fisicamente (Capezzone) vergognati»; «hai fatto una figuraccia».

LA PEZZA SU FANPAGE
Non contento, Telese ha cercato di metterci una pezza rifugiandosi nella stampa amica di Fanpage (la testata che aveva un giornalista a bordo della Flotilla, Saverio Tommasi, come inviato-sostenitore della causa palestinese). Questo, in pillole, il “Telese pensiero”: «Alla quattordicesima menzogna, una detta anche alla povera Benedetta Scuderi (l’europarlamentare di Avs, ndr) che era appena tornata, ho pensato: me ne devo andare». Il motivo? «Fin dall’inizio Capezzone ha raccontato il suo romanzo di verità alternative». Avere un’opinione alternativa, documentata, su Flotilla, missione dei parlamentari di sinistra e ruolo di Hamas, è quindi un «romanzo», non un punto di vista, legittimo, diverso. Per fortuna di Telese, tuttavia, su Fanpage non è possibile commentare gli articoli.