Cerca
Cerca
+

Venezia: Martone, non ho resistito alla sfida di un film su Leopardi (2)

  • a
  • a
  • a

(Adnkronos/Cinematografo.it) - E aggiunge: "Senza Elio non ci sarebbe stato il film", per poi volgere lo sguardo verso la ribellione del poeta di Recanati: "Da subito sente le gabbie che ognuno di noi sperimenta nella propria vita: famiglia, scuola, lavoro, società, cultura e politica. Di solito si viene a patti con ipocrisia, ma Leopardi scelse di non indossare la maschera, di pagare il prezzo della rottura della gabbia e vivere. Il suo rapporto con l'infelicità apre al senso della vita, e per vedere questo film non c'è bisogno di conoscere i suoi versi né la storia". "Un grande regalo", dice Germano: "Ho passato 3-4 mesi a studiarlo, ma avrei potuto farlo per 3-4 anni: Leopardi insegna a vivere in un mondo di cose che non sono cose, sentimenti e illusioni. Non mette la maschera, e ci fa innamorare con al sua inadeguatezza". Leopardi vive nella casa-biblioteca di Recanati, "una prigione borgesiana con i libri verticali, i mattoni orizzontali", poi 10 anni dopo è a Firenze, dove "sperimenta la libertà ma anche altre ombre", e infine Napoli, dove "trova una famiglia opposta a quella di Recanati: c'è qualcosa di fatale nella sua vita". Martone ripercorre gli snodi de 'Il giovane favoloso' e conclude: "Oggi mi sento di aver fatto solo film leopardiani, a partire da 'Morte di un matematico napoletano'". Giacomo è "un autore così vicino a noi", e il film lo segue con "un'unica libertà filologica: l'incontro con un femminiello, un ermafrodita". Rispetto "ai tanti misteri della sua vita, compreso il rapporto omosessuale o meno con Ranieri -prosegue il regista- abbiamo deciso di rimanere sulla soglia, senza varcarli. E lo stesso vale per la diatriba se fosse o meno libero, filosofo o no: non c'erano gabbie che potessero trattenerlo, nella scrittura come nella vita". (segue)

Dai blog