Sanremo, i brani dei Big tra suoni vintage e attualità
Verso il festival
Milano, 18 gen. (AdnKronos) - di Antonella Nesi Un Sanremo tra suoni vintage e incursioni nell'attualità, dal terrorismo alla violenza sulle donne, all'astensionismo. In un festival 2018 in cui l'età media dei Big in gara si avvicina ai 50 anni, i 20 brani che si sfideranno per la vittoria - ascoltati oggi in anteprima dalla stampa, come da tradizione - propongono per la maggior parte sonorità che guardano al passato. E questo vale in alcuni casi anche quando ad interpretarle sono cantanti piuttosto giovani. Così la 'Lettera dal Duca' dei Decibel di Enrico Ruggeri gioca con gli anni '70 e immagina l'arrivo di una missiva del Duca Bianco, ovvero David Bowie ("passano vecchie immagini/indelebili su di noi/restano frasi e musica/e quel battito sentirai"); ma anche Renzo Rubino, non ancora trentenne propone in 'Custodire' una canzone dal sapore decisamente anni '70 che parla di come preservare l'affetto in un rapporto d'annata ("come abbiamo fatto a esistere/senza mai resistere/troppo giovani per invecchiare insieme"). Tanti brani dei cantanti in gara più agée sono dei bilanci, quando non dei testamenti artistici: da 'Ognuno ha il suo racconto' di Red Canzian che sceglie sonorità rock anni '80 (e canta "ne ho dipinta di primavera/ne ho incontrata di gente cara/sono contento di me") a Roby Facchinetti con Riccardo Fogli che sottolineano - in un brano in tipico stile Pooh - che 'Il segreto del tempo' del titolo è "che tutto perdona a chi alla vita tutto si dà"; da 'Imparare ad amarsi' dove Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico dispensa consigli di vita con il suo stile raffinato e una voce che non tradisce gli anni passati ("bisogna imparare ad amarsi in questa vita/bisogna imparare a lasciarsi quando è finita/e vivere ogni istante fino all'ultima emozione/così saremo vivi") fino all"Arrivedorci' di Elio e Le Storie Tese che saluteranno il pubblico dal palco dell'Ariston dopo l'annuncio dell'imminente scioglimento (già rimandato più volte) raccontando la loro storia: "Una storia unica, singolare e atipica/completamente antieconomica, a propulsione elica/una storia unica, una carriera artistica dolcemente stitica/ma elogiata dalla critica". Come ogni anno c'è poi un buon numero di ballad melodiche anche tra i giovani: c'è quella dal sapore british di Annalisa che canta 'Il mondo prima di te' ("un giorno capiremo chi siamo/senza dire niente"), quella dedicata al distacco da Noemi che chiede 'Non smettere mai di cercarmi' e quella in crescendo di un sofisticato Giovanni Caccamo che in 'Eterno' canta l'amore che non chiede niente se non perdersi negli occhi del partner. Ci sono poi i pezzi unici, come'Almeno pensami', l'inedito con testo e musica di Lucio Dalla (e si riconosce al primo ascolto il mondo di suoni e parole del cantautore bolognese) che Ron porta in gara, con buone chance di salire sul podio e di emozionare fino alle lacrime la platea dell'Ariston e quella televisiva. Come è un pezzo davvero singolare quello di Max Gazzè che con 'La leggenda di Cristalda e Pizzomunno', pota a Sanremo una romanza con arrangiamenti sinfonici che racconta della bella fanciulla rapita da malvage sirene e del suo cavaliere che tenterà tutto per salvarla. Gioca invece con il jazz anni '50 e qualche sfumatura brasiliana 'Rivederti', il pezzo con cui Mario Biondi fa il suo esordio al festival, sprigionando tutta la sua potenza vocale e facendo suonare tutta l'orchestra. Luca Barbarossa propone poi in 'Passame er sale' una rivisitazione dello stornello romanesco ("Passame er sale er sale fa male/passame er tempo er tempo non c'è/passame armeno i momenti che ho vissuto con te", è l'incipit). Ed un pezzo unico è anche 'Il coraggio di ogni giorno' di Enzo Avitabile con Peppe Servillo, dove Avitabile, con sonorità che vanno dalla canzone popolare alla world music, racconta la sua storia: "Scrivo la mia vita/tracce sulle pietre/ed ho gli stessi occhi di Scampia". Poi c'è il pop ben costruito di Diodato e Roy Paci che in 'Adesso' invitano a rimpossessarsi del presente fuori dalle illusioni virtuali di cellulari e tastiere. E l'elettropop mirato ai teenager di 'Frida' con The Kolors cantano per la prima volta in italiano. L'unica canzone puramente rock del festival appare 'Così sbagliato' delle Vibrazioni, una sorta di diario dell'insicurezza dal ritmo ballabile ("E tu riportami a casa/perché ho paura di me/tienimi stretto al buio e dimmi/che mi vuoi bene anche così/così sbagliato"). Mentre si candida a diventare il tormentone del festival - per la sua freschezza scanzonata ma anche per le potenziali polemiche in tempi di par condicio - 'Una vita in vacanza', il brano con cui Lo Stato Sociale porta a Sanremo un pezzo che è una sorta di inno all'astensionismo dal lavoro (contro il "vivere per lavorare") ma che citando tra i mestieri anche quello del "rottamatore", del "candidato", del "nuovo che avanza" e dell'"esodato" sembra alludere anche al tirarsi fuori dalla cabina elettorale. Ma i riferimenti all'attualità sono forti anche in altri due brani. 'Non mi avete fatto niente' di Ermal Meta con Fabrizio Moro parla del non soccombere alla paura degli attentati terrostici: "Cadranno i grattacieli/e le metropolitane/i muri di contrasto alzati per il pane/ma contro ogni terrore/che ostacola il cammino/il mondo si rialza/col sorriso di un bambino". E 'Senza appartenere' di Nina Zilli che, nell'anno dello scandalo mondiale delle molestie, propone un testo piuttosto forte: "Io non li chiamo più lividi/ sono colori e ci gioco" e "donna siete tutti e tu non l'hai capito".