(Adnkronos) - Il Riccardo III rappresentato da Gassman deve molto anche all'eclettico Vitaliano Trevisan (scrittore, attore, drammaturgo, regista teatrale, librettista, sceneggiatore e saggista) che ha ritradotto e adattato il testo: "Trevisan e' stato molto rispettoso del linguaggio di Shakespeare ed ha realizzato perfettamente la mia richiesta di uno spettacolo popolare, che consenta cioe' una comprensione totale, di quanto avviene, dei personaggi", racconta Gassman. "In Italia si fanno magnifiche messe in scena di Shakespeare ma quelle sbagliate, secondo me, sono tali essenzialmente per due motivi, per due errori ricorrenti: Il primo e' il tentativo di cercare a tutti i costi di darne una versione modernista per renderlo 'attuale', cadendo nella tentazione di 'farlo strano', ambientandolo in un futuro post atomico e scelte simili. Poi c'e' l'altro errore, proporlo in versioni paludate, obsolete, con un linguaggio aulico, una comprensione offuscata da una recitazione lontana dal pubblico". Un pubblico che, da direttore dello Stabile del Veneto (coproduttore dello spettacolo con Fondazione Teatro Stabile di Torino e Societa' per Attori e la partecipazione produttiva di 'LuganoInScena'), Gassman vorrebbe piu' numeroso e piu' giovane: "In Italia il mix tra testi classici e novita' di autori contemporanei, proposto dai teatri e' irragionevole, sbilanciato a favore dei primi. Con lo Stabile del Veneto andiamo nella direzione opposta ma i proprietari dei teatri, soprattutto in tempo di crisi, vogliono andare il piu' possibile sul sicuro. Bisogna conquistare i giovani. Io apro le prove, pratico prezzi stracciati per loro, li 'cerco' sui loro media, sul web. Poi devono ringiovanire anche i responsabili dei teatri, i direttori artistici. In italia io sono un 'giovane', ho 47 anni, ma ho gia' annuciato che al termine del mandato lascero' il mio incarico". Per dirla in linguaggio televisivo "il teatro italiano, sotto ogni punto di vista, deve svecchiarsi, un po' come quelle reti che hanno un pubblico in gran parte in eta' avanzata, dovrebbe seguire il modello di Sky", suggerisce Gassman che quanto al difficile rinnovamento sulle poltrone di comando degli Stabili aggiunge: "Un teatro Stabile non puo' diventare un feudo. Come in tutti i campi la politica dovrebbe fare non uno ma tre passi indietro, lasciar fare a chi ne capisce. Diciamo che in Italia servirebbe un 'governo tecnico' del teatro".



