Roma, 8 nov. (Adnkronos/Cinematografo.it) - "Me trovo qui a gestì 'na cosa più grossa de me". Ernesto Fioretti non usa troppi giri di parole. E' lui la fonte di ispirazione del nuovo film di Giovanni Veronesi, 'L'ultima ruota del carro', che stasera apre Fuori Concorso l'VIII edizione del Festival di Roma. E che riporta il cinema italiano a confrontarsi con il periodo più glorioso della sua commedia: "Non ho mai nascosto il mio amore verso la commedia di Scola, Monicelli, Risi perché credo che ancora oggi sia il metodo più efficace per raccontare il nostro paese", dice il regista. Che porta sullo schermo la vicenda di un uomo qualunque, attraverso quasi 50 anni di storia d'Italia. "Un film che racconta molte cose -spiega il protagonista Elio Germano- l'amore e l'amicizia, ma anche disgrazie e sofferenze, affiancando i vari contesti storici e indicando in quale direzione stia andando il tempo, dando risalto a quelle scelte apparentemente ingenue, non furbe, che a distanza di tanti anni ti fanno capire quanto abbiano influito per farti accumulare una ricchezza, non materiale, che nessuno potrà scalfire", sottolinea Germano, nel film al fianco di Alessandra Mastronardi (la moglie Angelina) e Ricky Memphis, che veste i panni dell'amico del cuore Giacinto. "E' il film dove ho inventato meno in tutta la mia carriera, ho fatto il sarto -spiega ancora Veronesi- Mentre Ernesto mi raccontava la sua storia, era come se riuscissi a vederla davanti ai miei occhi". E tutto è nato al ritorno da un viaggio a Fabriano, nel periodo in cui il tuttofare Ernesto faceva l'autista di produzione: "Il maglione che indosso oggi me lo ha regalato Giovanni quel giorno lì. Ma il film è nato dopo, qualche ora più tardi, quando in macchina mi ha chiesto di raccontargli la mia storia", spiega Fioretti (che nel film diventa Marchetti). (segue)




