(Adnkronos/Cinematografo.it) - I protagonisti del film, sono piu' giovani rispetto al libro, fanno parte di quella generazione, questa si' intesa in senso anagrafico, che teme di non avere mai una pensione: "Guadagnano mille euro al mese - dice Virzi' - e fanno in continuazione il riepilogo dei costi, 150 euro per il ginecologo, isteroscopia 380 euro…". Secondo lo scrittore "si puo' fare anche una lettura sociopolitica: viviamo in una societa' vecchia, viviamo in una retorica di gioventu' eterna e ci ritrovaimo a 42 anni senza figli. Alla mia generazione e' mancato il pensiero progettuale, pensavamo che chi aveva il potere era destinato ad averlo per sempre". Virzi' ricorda poi 'Tutta la vita davanti': "Anche in questo nuovo film c'e' una generazione che sembra rapinata del proprio futuro, sono tutti sottoccupati, fanno un lavoro che non ha nulla a che fare con quello che hanno studiato, ma questa cosa e' raccontata come se non fosse piu' un dramma, anche se non con meno rabbia". Pur nella malinconia e nella tragicita', non mancano ironia e tenerezza. Oltre a raccontare della ricerca di un figlio, il libro come il film, sono una celebrazione dell'amore coniugale, cosi' poco frequentato dalla letteratura, dello sforzo vitale, appassionato della costruzione quotidiana di qualcosa di autentico e struggente: "'Tutti i santi giorni' - conclude Virzi' - allude, tra le tante cose, ad un'abitudine di Guido, il protagonista, che alla mattina, quando finisce il proprio turno alle sette, sveglia la moglie portandole a letto il caffe' e illustrandole il Santo del giorno, con una breve sinossi biografica, tipo 'Sant'Emiliano da Trevi mori' accecato', eccetera. Tutti i giorni, tutti i giorni…".