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Cattiveria e niente barricateI crauti si battono così

Davanti, favorita la coppia Di Natale-Balotelli, mix di esplosività e potenza. E se dovessimo andare in vantaggio, il contropiede farà il resto

Lucia Esposito
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  E ora la Germania: come la battiamo? Semplice, come abbiamo sempre fatto, altrimenti perché il kaiser Franz Beckenbauer dovrebbe borbottare «l'Italia è l'avversario più temibile che abbiamo nei tornei internazionali»? Domanda: qual'è la nazionale europea che la Germania non ha mai sconfitto in competizioni ufficiali quali Campionati del Mondo ed Europei? L'Italia, che nei sette precedenti vanta con i panzer un bilancio di 4 pareggi e tre vittorie: Messico 1970, Spagna 1982, Germania 2006. Da brividi. Da corna. Per la verità, l'interrogativo che assilla alcuni milioni di italiani - notoriamente più sul pezzo di qualunque ct azzurro in carica - nei giorni scorsi se lo sono posto in diversi. Sentite il ct olandese Van Marwijk: «Loro sono forti, ma sappiamo come batterli. Come? Beh, l'ho spiegato ai miei, non lo dico certo ai giornalisti». Infatti ha perso 2-1. Ben più realista è stato Morten Olsen, dopo il ko (ed eliminazione) della sua Danimarca per 2-1: «Per battere la Germania ci vuole fortuna». "Meglio rischiare che aspettare" E allora non ci resta che dar credito illimitato a Cesare Prandelli, che fin qui ha indossato molte maschere  ma non quella del visionario: «Meglio rischiare che aspettare», bocciando in toto la tattica che ha rispedito a casa gli ineffabili inglesi. Sarà partita dura,  fra due squadre che per indole (i tedeschi) e capacità acquisite strada facendo (gli azzurri, autori di enormi passi avanti, in questo senso) prediligono il controllo del gioco. Tuttavia, se non vedremo catenaccio o barricate azzurre, Prandelli non ordinerà neppure assalti alla baionetta: è troppo saggio per mettere la partita sul piano fisico (Schweinsteiger e Khedira vanno sorpresi con squadra cortissima e ordine tattico: quello che ha annichilito Hodgson), soprattutto visti i due giorni di riposo in meno che potrebbero condannarci, alla luce pure dei tanti interrogativi di formazione. Sarà uno stillicidio, da Chiellini, ad Abate, a De Rossi: ogni giorno il ct sia attende il disco verde dall'infermeria per riempire la lavagnetta. Un'idea in testa ce l'ha già, è probabile che davanti partano Di Natale (freschissimo) e Balotelli (impreciso ma atleticamente fra quelli al top).  Suggerimenti a Prandelli Sfondare frontalmente il muro Hummels-Badstuber non si può, meglio aggirarlo con i tagli di Totò  (o Cassano) e le imbeccate in profondità di Pirlo: sia per Mario (con gli inglesi per due volte i due si sono capiti alla perfezione: è mancato solo il gol) sia sfruttando queste benedette fasce laterali. C'è da imparare perfino dalla modesta Grecia: ripartenza rapida a destra, palla in mezzo a Samaras e stupefacente (temporaneo) 1-1. Proviamoci, precisione nel palleggio e velocità saranno le armi per far male. In tre giorni, tuttavia, Prandelli dovrà pure trovare inoltre l'antidoto difensivo all'attacco tedesco, nove reti (tre subìte) in quattro partite. Bisognerà trattare Özil come Iniesta, in avanti la Germania è una Spagna corazzata con tendenza a finalizzare di più, con un centravanti che ama da matti buttarla dentro. Dietro, però, il Boateng “fratello di” è una delle potenziali falle, se aggirato e preso in velocità, in contropiede. Passare in vantaggio sarà il segreto per aprire il campo tedesco.L'ingrediente magico però si chiama “attenzione”, l'esperienza di quattro campioni del Mondo contro la loro esuberanza (età media 27,9 contro 24,5): sarà una scalata, più passerà il tempo più mancherà l'ossigeno alle gambe, ma dovremo mantenere quello nella testa. Se necessario anche oltre il 90'. Sappiamo farlo, no? di Tommaso Lorenzini  

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