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Fifa: sì al velo per le nazionali di calcio femminili

Lo "hijab" sarà ammesso nelle competizioni. L'Iran gioisce

Alberti Eva
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  La Fifa ha detto sì al velo in campo. Da questo momento le calciatrici musulmane potranno usare il copricapo tradizionale, riconosciuto come simbolo culturale. Prima infatti nelle competizioni internazionali era proibito usare veli, foulard e quant'altro fosse ritenuto estraneo all'uniforme e d'ostacolo al gioco. La decisione è stata presa dal comitato esecutivo della Fifa (Ifab) nella riunione di Zurigo di oggi 5 luglio.  Istanze islamiche - Forse il fatto si pone in vista della Coppa del mondo del 2022 che sarà ospitata dal Qatar, un Paese dell'area araba e di fede musulmana. Forse nella decisione ha pesato anche la denuncia del principe giordano Ali Bin al-Hussein, vice-presidente della Fifa, che lo scorso febbraio aveva spiegato che il graduale allontanamento delle donne dal mondo del calcio era dovuto al divieto imposto dalla Federazione internazionale. Fatto sta che la decisione di permettere lo 'hijab' è piaciuta a diversi nazionali femminili di Paesi musulmani, e in particolare a quella iraniana (una delle più oltranziste; la Giordania ad esempio gioca a capo scoperto). La squadra di Teheran era stata infatti esclusa da diverse competizioni perchè si era rifiutata di scendere in campo senza velo: tanto ccasione dei Giochi giovanili di Singapore nel 2010 che alla dal girone di qualificazione alle Olimpiadi del 2012, che doveva disputare contro la Giordania. Allora il presidente Ahmadinejad si era scagliato contro la Fifa accusando i suoi funzionari di agire in maniera dittatoriale e colonialista. Musulmane sportive - La questione del velo "antisportivo" era già stata affrontata dai media. Il Guardian aveva riportatao anche l'idea di Elham Seyed Javad, una studentessa canadese di origini iraniane che nel 2007 aveva creato uno Hijab sportivo simile a un cappuccio chiamato ResportOn, usato poi anche da uomini e donne non musulmani perchè teneva a posto i capelli durante le competizioni.L'iniziativa pro-islam della Fifa divide molte associazioni femministe. Se la rivista Foreign Policy si schiera con Blatter e spiega che le atlete musulmane sono rimaste intrappolate nei crescenti sentimenti anti-islamici e "nelle più ampie guerre culturali combattute principalmente in Nord America e in Europa”, di diverso parere è il movimento ‘Ni Poutes ni Soumises' (né puttane né sottomesse), che ha duramente criticato la Fifa: la sua decisione viene definita come una “totale regressione, in quanto il velo è un simbolo di dominazione maschile”.  

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