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Mughini: Pro Patria-Milan sospesa per razzismo, è solo l'inizio

I rossoneri abbandonano l'amichevole di Busto per gli insulti ai giocatori di colore. Scelta esemplare da ripetere nei grandi match

Giulio Bucchi
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  di Giampiero Mughini E ci mancava altro che il gran Kretino da stadio non facesse capolino fin dai primissimi giorni del 2013. È successo ieri pomeriggio allo “Speroni” di Busto Arsizio, dov'era in programma una partita amichevole tra il Milan e la squadra di casa, la Pro Patria, una società che è stata a lungo ragguardevole nella storia del calcio italiano.  Succede così che al 26' del primo tempo, e dopo che già erano stati accaniti gli insulti razzisti rivolti ai giocatori di colore del Milan da un angolo dello stadio solitamente presidiato dagli ultras bustocchi, uno di quei giocatori, Kevin Boateng, afferra il pallone e gli sferra un gran calcio in direzione della curva schiamazzante. Dopo di che Boateng si avvia di gran lena verso gli spogliatoi con l'aria di chi nemmeno morto continuerà a giocare, e come dargli torto. Gli vanno dietro i suoi compagni dopo che il capitano, Massimo Ambrosini, ha confabulato rapidamente con loro. A questo punto sono tutti i giocatori del Milan ad andare verso gli spogliatoi e mentre dei 3000 tifosi della Pro Patria presenti allo stadio (quelli che ululavano contro Boateng e gli altri erano circa 200) sono numerosi quelli che applaudono i calciatori rossoneri a dimostrare la loro solidarietà. E laddove non mi sembra che in quel preciso momento (a giudicare dal video della partita su Milan Channel) i giocatori della Pro Patria si rivolgessero verso il gruppo di ultras con il disprezzo che meritavano. I giocatori del Milan non sono più rientrati. Niente partita, purtroppo per le tante brave persone che erano andate allo stadio Speroni con le loro famiglie. Non era mai successo nella storia del calcio italiano.  Era quasi successo. Nel 2005, a Messina durante un Messina-Inter lordato dagli insulti di ultras interisti nei confronti di un giocatore nero del Messina, un terzino di nome Zoro. Il quale a un certo aveva acciuffato il pallone con le mani e minacciava di andarsene via dal campo. In quell'occasione fu capitan Zanetti ad avvicinarsi a Zoro, abbracciarlo e fargli capire che quegli insulti nulla avevano a che fare lo scontro leale delle due squadre sul campo. La partita continuò. Ieri no, ieri è stata interrotta.  In conferenza stampa capitan Ambrosini s'è scusato coi tanti tifosi della Pro Patria che con gli insulti razzisti non avevano nulla a che vedere. Per la bocca del suo allenatore, Massimiliano Allegri, il Milan ha promesso che tornerà senz'altro a giocare una partita a Busto Arsizio. Sono stati difatti i tifosi per bene della Pro Patria quelli che hanno pagato il prezzo più alto: erano venuti a vedere una partita di calcio e hanno assistito allo spettacolo squallido messo in scena da un pugno di mascalzoni. Il sindaco di Busto Arsizio, Gigi Farioli, ha detto che il 90 per cento dei tifosi allo stadio era contro gli ululati razzisti. Ha però aggiunto, e non sono affatto d'accordo con lui, che Boateng ha «esagerato» e non si è comportato da professionista. E ci mancherebbe che un giocatore di calcio per ragioni di “professionismo” debba farsi insultare a causa del colore della sua pelle.  Mentre sto scrivendo vedo che sui siti del web è un coro di elogi per i rossoneri che sono usciti dal campo. «Onore ai giocatori del Milan», titola uno di questi siti. Ascolto alla radio un giornalista di un importante quotidiano che parla di una giornata che fa da «punto di svolta nella lotta al razzismo». Federazione gioco calcio, se ci sei batti un colpo. Speriamo che sia così, che quello di ieri sia stato davvero un punto di svolta. E anche se tutto è successo in un piccolo stadio durante una partita amichevole dove non c'erano diritti Sky da rispettare. Francamente ai miei occhi il punto di svolta nella lotta contro i Kretini da stadio, ci sarà quando verrà interrotta una partita importante e mentre milioni di telespettatori la stanno guardando. Onore ai giocatori di calcio che ne saranno capaci.            

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