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Conte, esce la biografia del mister leccese

Esce la biografia del mister: la sua forza è l'affiatamento con la squadra e i tifosi

Lucia Esposito
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  Miska Ruggeri Proprio nei giorni in cui è in trattativa con il club bianconero per allungare o interrompere il loro rapporto vincente, Antonio Conte manda in libreria la sua autobiografia Testa, cuore e gambe (Rizzoli), scritta con l'ex direttore della Gazzetta dello Sport Antonio Di Rosa. Un libro importante, non tanto per il racconto delle sue stranote imprese sportive (prima da calciatore della Juventus e della Nazionale e poi da allenatore) peraltro infarcite da qualche errore (per esempio, il gol decisivo di Roby Baggio contro la Nigeria a Usa '94 non è «allo scadere», ma alla fine del primo tempo supplementare), anche se le pagine sull'infanzia leccese - vissuta tutta in strada - sono assai godibili, quanto per i sassolini che si toglie nei confronti della società di corso Galileo Ferraris. Conte, infatti, ha sempre avuto un grandissimo feeling con la tifoseria bianconera, mentre non si può dire altrettanto con i dirigenti dell'era post Boniperti. E nel libro i motivi di frizione sono elencati puntualmente e senza nessuno sconto. Vediamoli.  1) Nell'estate 2001 «mi viene tolta definitivamente la fascia di capitano per consegnarla a Del Piero. Peccato. Mi sarebbe piaciuto essere io a fare questo storico passaggio di consegne, piuttosto che doverne prendere atto e basta». 2) Nel 2004 «torno a parlare con la dirigenza, però scopro che la loro proposta è cambiata: confermano l'intenzione di esercitare l'opzione stabilita sul terzo anno, ma con un grosso taglio all'ingaggio (...). Il braccio di ferro diventa una questione di principio (...). Infine mi decido: smetto (...). Però pensavo di meritare più rispetto». E «la partita di addio me la organizzano gli ultras, su un campo di calcetto appena fuori Torino».  3) A questo punto, Conte vorrebbe entrare nello staff del nuovo tecnico Capello, ma «la società pone il veto per via di quella vecchia pendenza legata al mio ultimo contratto da calciatore». 4) Nel 2007, ormai allenatore dell'Arezzo, retrocede all'ultima giornata perché la Juve, già da tempo promossa, perde in casa contro lo Spezia e Antonio rilascia «interviste durissime». 5) Nel marzo 2009 gli telefona il ds bianconero Secco, poi incontra l'amministratore delegato Blanc. Sembra fatta per la panchina più prestigiosa d'Italia, ma la Juve acquista Diego e salta tutto. Il resto è cronaca. Con un mercato all'altezza (e speriamo arrivi Higuain e non la minestra riscaldata Ibra), Conte resterà a Torino. Ma Agnelli e Marotta dovranno dargli anche qualche zuccherino per fargli dimenticare gli sgarbi del passato...  

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