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Fermato al Tour de France

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Riccò positivo all'Epo

Albina Perri
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Parigi - Ancora doping nel ciclismo. La favola di Riccardo Riccò, classe 1983, non sembra destinata ad un lieto fine. Il giovane scalatore della Saunier Duval, originario di Sassuolo, è risultato positivo all'Epo. Una grandissima delusione per chi, sulle ali dell'entusiasmo, già lo aveva ribattezzato “il Pirata”, in onore di Marco Pantani, il suo idolo. Su di lui aveva puntato anche il ct azzurro, Franco Ballerini: doveva andare a Pechino, aveva una carriera brillante davanti a sé. Ma ora tutto è finito.  Alla vigilia della 12esima tappa della corsa francese, nella quale occupava il nono posto, è arrivata per Riccò la terribile accusa: uso di eritropoietina, quella di ultima generazione definita Cera (Continous erythropietin Receptor Activator). Le accuse di doping hanno coinvolto, prima di Riccò, altri giovani corridori, come gli spagnoli Manuel Beltran e Moises Duenas, anche lui positivo. Riccò ha dovuto lasciare la sua squadra a bordo di un'auto dell'organizzazione: per lui niente più incoraggiamenti e applausi ma una marea di fischi. Portato via dai gendarmi francesi ora è in stato di fermo, così come vuole la legge transalpina. Il suo team, la Saunier Duval ha immediatamente lasciato la corsa. La notizia ha indignato il presidente dell'Unione ciclistica internazionale, Pat McQuaid. “La mia reazione, ancora una volta, è di collera”, ha detto McQuaid. “Questo prova che questi ragazzi vogliono ancora correre dei rischi”, ha aggiunto. “Ora si dirà che tutti utilizzano la stessa sostanza e che qualcuno gliel'ha venduta. Io sono orgoglioso che questi corridori siano stati presi. Il Tour - ha chiuso McQuaid - deve andare avanti fino alla fine, fino a Parigi”.

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