Immobile, Belotti e Insigne, Ventura non deve rinunciare a questi tre
Saranno state le congiunzioni astrali, sarà stato il fisiologico rischio di veder fallire qualche esperimento o sarà stata l' ormai terrificante ombra di Antonio Conte, fatto sta che l' Italia di Ventura arriva alla vigilia del playoff mondiale contro la Svezia con una certezza in meno: il modulo. Il ct sembra sempre più orientato a rispolverare il caro vecchio 3-5-2. Sarebbe, in realtà, un po' una mossa del gambero, per tre ordini di motivi: perché si tratta del sistema di gioco tanto caro proprio all' attuale allenatore del Chelsea, perché nelle 4 occasioni in cui è stato schierato ha prodotto un bilancio tutt' altro che modesto (2 vittorie, un pareggio contro la Spagna e una sconfitta in amichevole con la Francia) salvo poi essere abbandonato dopo la trasferta in Macedonia del 9 ottobre 2016 (successo azzurro 3-2), e infine perché prevede gioco-forza il ritorno in panchina del talento più cristallino che l' Italia ha in squadra al momento: Lorenzo Insigne. A questo proposito, non sono in pochi ad invocare il 4-3-3 sarriano anche in Nazionale, proprio per esaltare le caratteristiche dell' esterno partenopeo. In 14 mesi, però, Ventura non ha mai scelto questo schieramento. C'è pure una quarta serie di ragioni che suggerirebbero un' involuzione non tanto tattica, quanto piuttosto "politica" del "progetto Ventura". Il 3-5-2 è il modulo preferito dai senatori (i vari Buffon, Barzagli, Chiellini e De Rossi), quelli che ultimamente non hanno mostrato grande feeling col gioco dell' ex Toro. Tornare alla difesa a 3 sarebbe dunque un modo per accontentarli, rinnegando tutto il lavoro che il ct ha voluto fare provando a costruire un nuovo corso. Certo, questo assetto tattico darebbe le garanzie maggiori: tornerebbe la BBC, De Rossi in regia verrebbe affiancato dai polmoni di Parolo e dalle verticalizzazioni di Verratti e sulle corsie laterali prenderebbero posizione Candreva, tra i più in forma della squadra, e Darmian, a discapito di Spinazzola (a proposito, uno dei giovani lanciati da Ventura). In avanti, come detto, non ci sarebbe spazio per Insigne (né per El Shaarawy) ma forse nemmeno per Belotti (ancora in precarie condizioni fisiche), dacché l' intoccabile Immobile verrebbe affiancato da Zaza (9 gol in stagione al Valencia) che con Conte era un punto fermo del 3-5-2. Nonostante il più discusso dei moduli scelti da Ventura, il 4-2-4, sia anche quello più "vincente" (8 partite, contando anche quella "sperimentale" contro Malta, che hanno prodotto 7 vittorie e il sanguinoso ko del Bernabeu), le parole di Florenzi e la scelta di richiamare Jorginho e lo stesso Zaza sono un endorsement al ritorno del 3-5-2. Bisogna infatti tenere presente che il ritorno si giocherà appena 3 giorni dopo, nel tutto esaurito di San Siro. Con tempi di recupero ridottissimi, sarà fondamentale scegliere un assetto tattico che possa permettere di intercambiare alcuni dei protagonisti senza stravolgere tutto (Rugani, Bernardeschi, Belotti, lo stesso Jorginho?). È altresì vero però che la maggior parte delle sfide vinte con il 4-2-4 sono state portate a casa contro avversari minori. E una Nazionale come l' Italia per andare ai mondiali non dovrebbe considerare "minore" un avversario come la Svezia? Non dovrebbe affidarsi all' estro dei migliori? Mettere Verratti, Immobile, Belotti e Insigne tutti in campo, allora, non potrebbe avere più senso di adesso. In fin dei conti la scelta di giocare con un modulo diverso contro la Macedonia è stata influenzata dalle assenze di De Rossi e di due di questi fuoriclasse: Verratti e Belotti. Ventura, quindi, predilige questo assetto, e la scelta di rilanciarlo nel momento decisivo lo confermerebbe anche in vista dei mondiali. Le due soluzioni "salomoniche", il 3-4-3 utilizzato contro la Germania in amichevole nel novembre 2016 (0-0) e contro la Macedonia nella penultima deludente partita di qualificazione (1-1), o il 3-4-1-2 di Olanda-Italia 1-2 (28 marzo 2017) non sarebbero altrettanto "forti". Per il ct allora, al pari del 3-5-2, non sarebbero un grande modo per affrontare l' appuntamento più importante della sua carriera. di Daniele Dell'Orco