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Biasin: contro la Juventus una Inter brutta, sporca e cattiva. Meno forte, ma darà fastidio

Giulio Bucchi
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Si scivola come al palazzo del ghiaccio di Merano e, invece, trattasi del prestigioso «Allianz Stadium» di Torino. Si scivola nei giudizi e nelle valutazioni: prima del via era tutto un «pompare» e «gasare» questi e quegli altri, dopo si dà il via ai processi con i fulminei tempi della giustizia mediatica. Il partitone dei partitoni dice che Juve e Inter si rispettano più di quel che le chiacchiere pre-gara facessero immaginare: le fasi difensive sono curate nei dettagli, pochissimi osano tentare la «variazione sul tema», praticamente nessuno azzarda l' uno contro uno. È partita scudetto, è partita tattica, è partita apparecchiata da tecnici preparatissimi (e si vede). Spalletti sceglie di giocare la stessa gara a «chiappe strette» di Napoli (o forse sarebbe meglio dire «è costretto»), Allegri rinuncia a Dybala fino al 75' per avere un undici più da «bava alla bocca». Il risultato è un brutto «spot» per gli innamorati del calcio spettacolare (oratoriale?), ma un meraviglioso esempio di tattica all' italiana e apllicata al campo. La Juve, specie sul prato preferito, è ancora nettamente più avanti dei «nemici» nerazzurri, più sciolta e abituata a giocare un certo tipo di partite; l' Inter dal canto suo dimostra di saper soffrire come certi pugili che, li pungoli e li colpisci, ma non vanno mai giù. Accadrà per vie e con modalità diverse (banalmente perché i bianconeri devono badare pure all' Europa), ma la sensazione è che queste due squadre si daranno fastidio fino alla fine della stagione: non mollerà la Juve (non è nel suo dna), non lo farà neppure l' Inter (ha già appreso la lezione «spallettiana»). Ecco, se questa partita dà delle certezze, riguardano proprio il carattere del gruppo che l' anno scorso arrivò settimo per totale mancanza di attributi e oggi, invece, sembra avere un distributore di concentrazione e bestiale desiderio di non perdere mai. di Fabrizio Biasin

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