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Gigi Buffon, la bomba di Luciano Moggi: "Vi rivelo cosa farà dopo l'addio alla Juve"

Davide Locano
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Oggi alle 11.30, accompagnato in conferenza stampa dal presidente della Juventus Andrea Agnelli, Gigi Buffon comunicherà la sua decisione di lasciare il calcio per sopraggiunti limiti di età. Un vero peccato che sia la carta d'identità a determinare questa decisione, però purtroppo la vita di ognuno, con le sue priorità, trasmette impulsi talvolta belli ma spesso anche brutti che vanno poi a formare l'edicola dei ricordi di ciascuno. Quella di Gigi sarà sicuramente piena di successi e di encomi per l'uomo prima ancora del giocatore. Leggi anche: La Uefa indaga: Gigi Buffon in grossi guai Queste considerazioni le faccio con Silvano Martina, il suo procuratore, che ho avuto la fortuna di conoscere quando comprammo Buffon. Serio come Gigi, mai una parola fuori dalle righe, in aiuto sempre al suo assistito e alla società. In dodici anni di vita comune mai una grana né dall'uno né dall'altro: solo elogi per l'acquisto indovinato da parte di chiunque avesse a cuore le sorti del calcio italiano, perché Buffon era il portiere della nostra Nazionale. PAROLE E IDEE CHIARE Con Gigi ho parlato qualche giorno fa in merito alla sua possibile decisione di lasciare il calcio dandogli anche un mio personale consiglio, cioè di non dar retta ai tanti che vorrebbero vederlo ancora tra i pali della porta juventina e della nazionale, e ho capito che lui aveva già maturato il proposito. «Direttore - mi ha detto - io vorrei continuare a giocare tutta la vita, ma purtroppo la carta d'identità me lo impedisce. La mia decisione nasce dal fatto che per continuare vorrei essere determinante come lo sono stato finora per la mia squadra e, non avendo questa certezza, preferisco lasciare il passo ai giovani». Parole e musica di Gigi che non mi sorprendono, perché la sua testa è abituata a ragionare: lui sente tutti, ma poi decide da solo, conosce le proprie forze e le valuta in relazione al contributo che potrebbe dare rispetto a ciò che dovrebbe dare. E la sua testa ha detto basta. Da quando frequento il calcio mi è capitato solo in occasione della mia permanenza a dirigere il Napoli di sentire che, all'estero, ci chiamavano «la squadra di Maradona», anziché «il Napoli» perché era lì che dettava le sue leggi calcistiche il genio sregolato del grande argentino. Ora l'appellativo per indicare Buffon è in ogni parte del mondo «il leggendario portiere italiano» e non serve il nome e la provenienza: la Juve viene di conseguenza. Di questo perdonate se ne porto un vanto: sono stati due grandi miei giocatori. Ricordo il 2001 come un'anno importante per il sottoscritto e ovviamente per la Juve. Con il ricavato dalla cessione di Zidane avevamo comprato Nedved e volevamo prendere Buffon e Thuram. Ci incaminammo alla volta di Parma per fare questa trattativa che non era mai apparsa sui giornali, ma che noi avevamo in testa da molto tempo. Gigi era valutato 90 miliardi e a Tanzi demmo 55 miliardi più Bachini, mentre per Thuram 25 miliardi: così i due giocatori parmensi divennero bianconeri in un solo pomeriggio. Da quel momento ebbe inizio la leggenda di Buffon (la prima cosa che gli ho fatto fare è stata tagliarsi i capelli: erano troppo lunghi. In generale però ho sempre apprezzato il fatto che Buffon non sia scarabocchiato con tatuaggi troppo evidenti) che solo l'infortunio alla spalla riuscì a tenere lontano dai pali per diverso tempo. Ma anche in quella occasione, a me preoccupato, diceva: «Direttore stia tranquillo, recupererò molto prima di quello che stanno dicendo i nostri medici». E cosi fu. Gigi alla Juve è stato sempre un vero punto di riferimento per i compagni. Il famoso 5 maggio 2002, per esempio, era lui a ripetere a tutti: «Noi pensiamo a vincere a Udine, poi l'Inter faccia ciò che vuole». Ha avuto ragione e forse il Napoli quest'anno avrebbe dovuto imparare... FUTURO AL COMANDO Ora Buffon smette e il suo immediato futuro è nei vertici della società bianconera. Il carisma acquisito nel tempo e la credibilità indiscussa nello spogliatoio lo faranno diventare sicuramente un grande dirigente, anche perché è un grande intenditore di calcio. Ha davanti una brillante carriera e alla Juve potrà essere un nuovo Moggi, con la prospettiva di diventare anche vicepresidente. Più avanti, se servisse l'uomo giusto in Figc, Gigi avrebbe tutti i requisiti per far rinascere il calcio italiano. di Luciano Moggi

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