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Marco Cecchinato, l'eroe del Roland Garros a Libero: "Grazie, Parigi. Vi spiego come ho battuto Djokovic"

Davide Locano
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Ruota di Parigi, 72, 11, 9, 22, 8: è questa l'incredibile cinquina di Marco Cecchinato. L'azzurro - numero 72 al mondo prima del Roland Garros - ha sconfitto Carre o Busta (11), Goffin (9) e Djokovic (22): domani lo aspetta l'austriaco Thiem (8) per giocarsi il posto in finale. In fondo, finora al 25enne palermitano è riuscito l'impossibile. Non solo battere i migliori al mondo e raggiungere - comunque vada - la posizione 27 del ranking, ma persino far cambiare idea al pubblico francese che lo aveva snobbato durante il quarto di finale contro Djokovic, l'ex numero 1 di cui il mondo del tennis attende la rinascita. L'azzurro ha conquistato tutti: stampa, televisioni, colleghi che fanno a gara per complimentarsi con lui. Eppure mentre lo contattiamo tra un'intervista e l'altra, non sembra per nulla sopraffatto da tutta questa attenzione. Cecchinato, è riuscito a realizzare l'impresa di essere in semifinale al Roland Garros? «Vedermi sulle prime pagine di tutti i giornali è incredibile, sto provando tante emozioni fortissime. Diciamo che inizio a capire che sto scrivendo la storia del tennis italiano». Quarant'anni fa al suo posto c'era Corrado Barazzutti che la fece esordire in Coppa Davis nel 2016 contro la Svizzera. Che cosa le ha detto? «Ha visto il match nel mio box e alla fine è venuto in palestra per farmi i complimenti. Sentirsi dire quelle parole dal capitano mi ha fatto sentire molto importante». Ora non ci si può più porre limiti. Come vede la sfida con Thiem? «È uno dei migliori al mondo e ha giocato molte più partite di me a questo livello. Però lo aveva fatto anche Djokovic (ride, ndr). Novak aveva ricordato di aver disputato nove volte i quarti al Roland Garros, mentre per me era la prima. La differenza non si è vista: sono andato in campo con coraggio e farò lo stesso con Thiem». Qual è stato il segreto contro Djokovic? «La testa. Mi sentivo forte, sicuro. Nel primo set il serbo non ha giocato bene, ma già dal secondo ha iniziato a esprimere un altissimo livello di gioco. Ero presente, sono rimasto lucido anche nei momenti più difficili. Come nel tie break nel quarto set (concluso 13-11 per l'azzurro, ndr) che è stato un susseguirsi di punti lunghi e faticosi. Anche se ero in affanno non ho mai perso la concentrazione». L'arbitro è stato molto fiscale nei suoi confronti, mentre il pubblico era schierato tutto per Djokovic. Si è sentito solo contro tutti? «L'arbitro non è stato tenero nemmeno con Nole, ma in campo non cerco di pensare a queste cose. Non mi sono fatto distrarre neanche per un istante dal secondo richiamo. Devo dire la verità: verso la fine del match ho sentito chiaramente anche tante voci che gridavano: “Marco! Marco!”. È stato bello e sono fiero di aver conquistato i tifosi contro un giocatore amatissimo». Il suo mito era Marat Safin. Cosa cerca di rubargli? «Difficile copiare qualcosa da lui, era un fenomeno. Diciamo che spero di conoscerlo in questi giorni». E proprio nella giornata di ieri è avvenuto l'incontro con il russo che ha promesso di assistere alla sua semifinale. A riprova che in questo Roland Garros, niente è impossibile per Marco Cecchinato. di Francesco Perugini

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