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Milan, Yonghong Li non paga. E Massimiliano Mirabelli: "Non sappiamo quanti soldi abbiamo"

Davide Locano
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«Un'estate fa, la storia di noi due...» canterebbe Mina, ma quelle parole e quella melodia risuonano insistenti nella testa dei tifosi milanisti, sempre più frastornati dalla piega che stanno prendendo gli eventi, mentre dodici mesi fa celebravano arrivi pirotecnici (vedi Bonucci e il mercato da 230 milioni), annusando chissà quale futuro. Oggi invece, in attesa del ricorso al Tas, sperando che in qualche modo possa essere risistemata la situazione con la Uefa evitando l'esclusione dalle coppe, il fronte bollente, al limite della sopportazione, è quello della proprietà del Milan. Che non c'è. Perché la situazione di Yonghong Li sembra ormai segnata. Come gli spifferi dei giorni scorsi suggerivano, il magnate (?) cinese non ha inviato i 32 milioni di euro necessari a rimborsare il Fondo Elliott per l'aumento di capitale fissato il 15 giugno scorso e che era stato rinviato alle 24 di ieri sera. Leggi anche: Milan, tarantella cinese: Li chiede altro tempo BASTA PROROGHE Indipendentemente dal momento esatto della scadenza, che qualcuno sostiene ancora possa essere dilazionata (stavolta a lunedì), la posizione di Li sembra chiara: non invierà il bonifico, ma al massimo un documento che attesterebbe il successivo arrivo dei soldi. Elliott però non è più disposta ad aspettare, a Li non verranno più concesse proroghe (a meno di clamorosi colpi di scena). Il fondo americano vuole prendere la situazione in mano, visto che già la scadenza di due settimane fa non era stata rispettata e una prima deroga era stata concessa. Ora no, tempo scaduto, triplice fischio. Elliott dovrebbe dunque iniziare in Lussembrugo le operazioni di esercizio del pegno sulla Rossoneri Sport Investment e quindi sul Milan. Come? La Project RedBlack, il veicolo di controllo di Elliott dentro l'affare Milan, è pronta a convocare il suo cda in Lussemburgo e constatare la rottura del covenant, dandone notizia a Elliott. Una volta convocata l'assemblea, parte la procedura di escussione del pegno della Project che si sostituisce alla Rossoneri Sport di Li. A quel punto, rilevato il controllo delle azioni, la Project RedBlack esercita il diritto di voto nel cda al posto del debitore. Messi fuori i cinesi, resta da capire quanto durerà l'interregno di gestione di Elliott, sul tavolo del quale giungeranno le eventuali proposte di acquisto, trattandosi di interlocutore reale. È stata questa assenza di controparte che infatti ha fatto saltare la trattativa intavolata da Rocco Commisso, molto irritato per l'atteggiamento dei cinesi e per il fatto che i suoi rappresentanti non sapessero con chi dovevano parlare. MIRABELLI CAUTO Ma non c'è solo Commisso. La famiglia Ricketts è uscita allo scoperto una decina di giorni fa, e si parla addirittura di un'altra cordata di cinesi che fa capo al gruppo Fosun (imbeccati da Jorge Mendes, autentico dominus di questa estate). E a preoccupare i tifosi rossoneri c'è pure la situazione tencica della squadra. Il ds Mirabelli ha dichiarato a Sky che «dovremo fare un mercato a zero e avere tante idee, lavorare tanto. Per quanto mi riguarda arriverà solo gente di qualità, a costo di rimanere quelli che siamo. Zaza? Non stiamo pensando a nessun acquisto in quanto non sappiamo quante risorse abbiamo a disposizione. Lo sapremo dopo qualche cessione». di Amedeo Scassa

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