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Cristiano Ronaldo e non solo: perché il calcio italiano sta vincendo il mondialino del mercato

Davide Locano
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Non è più un ritornello da ripetere fino alla noia, per autoconvincersi che in fondo il campionato italiano non è poi così tanto male come sembra. La serie A sta rinascendo, ed è un fatto che si può iniziare a certificare. In due modi: osservando i volti di chi è sbarcato quest'estate nel nostro mondo del pallone o di chi è tornato dopo un lungo pellegrinaggio all'estero, e sciorinando alcuni dati sul mercato in corso, che vede il campionato italiano in prima fila. Come ai vecchi tempi. Per quanto riguarda i volti, dovrebbero bastare quelli dei due principali testimonial: Ancelotti e Cristiano Ronaldo. L'ascesa internazionale di Carletto è andata di pari passo con il declino della serie A, che negli scorsi anni non poteva più permettersi di riportare in patria uno dei migliori allenatori che aveva prodotto. Leggi anche:Fazio vs De Filippi, la sfida per Cristiano Ronaldo DIFFERENZA COLMATA Un dislivello colmato quest'estate, quando Ancelotti aveva l'esigenza di rispolverare il curriculum dall'esonero con il Bayern e il Napoli era cresciuto al punto di potersi permettere, economicamente e sportivamente, un allenatore prima irraggiungibile. Il ritorno di Ancelotti funge da cassa di risonanza allo sbarco di Ronaldo, evidente inversione di tendenza: se il migliore al mondo ha voluto giocare nella Juve, in Italia, significa che i primi a snobbare la A sono gli italiani stessi. Cristiano ha in qualche modo sopito il vittimismo interno per cui la A non è all'altezza della Liga, della Premier, e nemmeno della Bundesliga e della Ligue 1, perché meno entusiasmante, meno strutturata, meno divertente, meno ricca: non è più così, almeno non sotto tutti i punti di vista. L'arrivo di Ancelotti e Ronaldo deve essere infatti un punto di partenza per costruire nuovi stadi e accrescere il valore del marchio della A, ma intanto dimostra che il peggio è alle spalle e che la A ha finalmente intrapreso un percorso di crescita. Altri volti, in altri modi, possono testimoniare la crescita della A: Sarri approdando al Chelsea mantiene viva la tradizione dei tecnici nostrani ambiti altrove, e poi, ad esempio, Dzeko, Perisic o Hamsik, corteggiati da club esteri nelle ultime due sessioni di mercato, hanno invece scelto di rimanere in A, fortificandone l'immagine. CHE NUMERI Ai personaggi vanno sommati i numeri del mercato che certificano il ritorno in prima fila della serie A anche dal punto di vista economico. Nella sessione in corso, infatti, nessuna campionato ha speso più della massima serie italiana: 806 milioni di euro, 22 milioni in più della ricca Premier, 294 milioni più della Liga e più del doppio rispetto a Bundesliga e Ligue 1. La A è tornata a comprare, a chiudere importanti affari, in entrata ma anche in uscita, finalmente in maniera virtuosa: le cessioni sono ora a peso d'oro - Jorginho, ad esempio, dal Napoli al Chelsea per 57 milioni più 8 di bonus, e in generale le vendite ammontano a 520 milioni, meno solo dei 644 della Ligue1 –, i giocatori delle squadre italiane non vengono più acquistati a prezzi di saldo (vedi Salah), perché quasi tutti i club hanno risanato i bilanci e sono ora ben gestiti. Così la A, dopo anni in letargo, è tornata al tavolo del grande calcio. di Claudio Savelli

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