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La legge di Cristiano Ronaldo, in Arabia è decisivo come al solito: finisce 1-0

Cristina Agostini
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Tutto come da copione. Il calcio italiano non esporta la sua versione migliore in Arabia Saudita, ma regala quello che molti dei 62mila tifosi di Gedda probabilmente volevano: un gol di Cristiano Ronaldo. Tanto basta a regalare alla Juventus la Supercoppa contro il Milan, il primo trofeo tricolore di Cr7. Sono 16 le reti dal suo arrivo in Italia e 20 su 27 le finali vinte in carriera (con otto gol nelle ultime sette giocate). Tutti vogliono un pezzo del portoghese, soprattutto gli invasori di campo che prima del match e al 1' di gioco irridono l' apparato di sicurezza così attento nel controllo dell' acceso delle donne ai settori riservati. Si mostra ancora lo strapotere dei bianconeri che, con poche accelerazioni sulla destra, arrivano facilmente davanti alla porta di Donnarumma. Vanno anche in gol tre volte, ma in due occasioni in fuorigioco. Anche la Var si prende, dunque, un pezzo del palcoscenico. In particolare, sull' 1-0 con il pesante l' intervento che spinge Banti a trasformare il cartellino giallo di Kessie in rosso. Non c' è invece la revisione su uno scatto sul filo di Cutrone - fermato dal guardalinee prima di poter completare l' azione -, ma soprattutto un dubbio contatto in area tra Conti ed Emre Can all' 88'. Per il resto, c' è solo il solito Milan che Gattuso conosce fin troppo bene, quello coraggioso almeno finché le cose non vanno male. Il Diavolo prova a conservare la statistiche che lo vede mai imbattuto senza Higuain. I rossoneri non hanno perso nemmeno quando l' argentino ha lasciato il campo per un dolorino con l' Udinese, un problema sicuramente più fastidioso delle presunte linee di febbre di ieri. I compagni tirano fuori risorse insperate, vanno in campo «spensierati» come chiedeva Gattuso e per un' ora si giocano le loro chance, trascinati da un ispirato Paquetà e da un Cutrone commovente. Il 20enne centravanti fa di tutto per prendersi la squadra sulle spalle, pronto a non far rimpiangere il Pipita né a Gedda né in futuro. Piatek permettendo, ovviamente. Di sicuro, con la sua generosità Patrick trasmette la sensazione che se il blasonato compagno avesse giocato questi mesi con il suo «veleno» (altro concetto caro a Ringhio), le cose forse sarebbero potute andare diversamente. Cutrone corre, fa salire la squadra e colpisce anche la traversa in avvio di ripresa. Potrebbe essere la scossa per il Diavolo, diventa il più grande dei rimpianti visto che pochi attimi dopo Rodriguez sbaglia l' unico fuorigioco della serata e apre la strada al vantaggio di Cr7 su pallone delizioso di Pjanic. Ci mette del suo anche Donnarumma, che tenta di stoppare il pallone invece di smanacciare. C' è spazio anche per la passerella dello stesso Higuain, con la testa evidentemente già agli schemi londinesi di Maurizio Sarri (e il curioso battibecco con Bonucci dopo il 90' per un contatto di troppo). Anche se il vero Pipita era sparito dopo lo scontro con la Juve in campionato. O forse, in rossonero, non si è mai visto davvero. di Francesco Perugini

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