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Gennaro Gattuso, l'esempio del mister ai cugini interisti senza idee

Davide Locano
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Quello che si è visto ieri a San Siro va oltre le logiche del calcio. L' Inter non è la Juve e neppure il Napoli, ma dispone di un potenziale decisamente superiore a quello del Sassuolo (0-0), del Torino (1-0 per i granata) e del Bologna (0-1). La squadra che fu di Inzaghi e ora è di Mihajlovic non vinceva da quando tutti noi sapevamo ancora di salsedine (30 settembre), è disarmante quanto a limiti tecnici ma ammirevole per quel che riguarda l' applicazione: esattamente l' opposto degli stoccafissi nerazzurri, che sprecano energie in un continuo quanto inutile possesso palla. Leggi anche: Luciano Moggi: "Il miracolo di mister Gattuso" L'Inter è impaurita, triste, senza idee. Spalletti prova a risollevarla con Ranocchia in versione «bomber improvvisato», ma quello che ai tempi di Mourinho era l' azzardo che spaventava gli avversari («Materazzi a far la punta! La grande Inter suona la carica!») ora è la mossa che li galvanizza («sono alla frutta...»). Mancano molte cose, ma soprattutto non si vedono "consapevolezza" ed "esperienza". L' Inter non rimonta mai, ma proprio mai, segno che di fronte ai problemi invece di reagire se la fa sotto. Qualcuno dirà: «La squadra è poca roba», ma allora non ci si spiega il periodo delle vittorie e persino quello del bel gioco (sì, c' è stato persino quello). La verità è che manca il carattere, quello che ti illumina quando le cose funzionano e ti permette di salvare la pelle quando la forma fisica o la sfortuna si accaniscono. Qualcuno parla di Spalletti da «mandare a casa». A ottobre lo dicevano anche di Gattuso, l' allenatore del Milan. Dicevano che era «inadatto», bravo solo a trasmettere la grinta, e anche per lui come per Spalletti si parlava di «ombra di Conte». Beh, sapete cosa ha fatto il calabrese? Se n' è fregato, ma non a parole, sul serio. Ha continuato a lavorare e a mettere la squadra davanti a tutto, così come i suoi ragazzi (Higuain a parte) hanno messo il Milan prima dei rispettivi interessi personali. All' Inter questa cosa ancora non c' è: la rosa è potenzialmente forte (manca certamente un centrocampista dai piedi buoni), ma i giocatori che la compongono pensano più al proprio tornaconto che a quello del gruppo. E con la testa divisa a metà, la cosa più probabile, è che tu vada a sbattere. di Fabrizio Biasin

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