Motogp, Agostini e la profezia sul Mondiale: "Chi vince? Vi dico io quando si saprà"
La chiamata al cellulare parte, il nostro interlocutore risponde. Giacomo Agostini, buongiorno. «Buongiorno, aspetti che metto il casco con il bluetooth integrato e così parliamo... deformazione professionale». Ma sta piovendo, che fa, esce in moto? «Certo, è il mio modo per restare giovane, altrimenti sarei già rincoglionito». Torniamo allora a quando aveva 36 anni. Domani, 10 marzo, scatta il Motomondiale ma, nello stesso giorno del 1979, lei si presentava da sconosciuto alla 200 miglia di Daytona... «E conquistai l' America. Meraviglioso. Era la prima gara con la Yamaha e con un motore a due tempi, la prima fuori dall' Europa, la prima negli Usa, la prima su pista sopraelevata. Avevano preso me, tredici volte campione del mondo, per vincere a Daytona anche se in squadra c' era già Kenny Roberts». La insultavano con il nomignolo "Ago-Dago", classica offesa per gli italiani immigrati negli Usa... «Sì, ma li fregai tutti. Studiai a piedi tutto il percorso e giravo nel momento più caldo della giornata per acclimatarmi. Mi preparai moltissimo a livello fisico, dieci giorni di collaudi in Giappone, la sessione di prove private. In prova ero quarto, ma dopo un giro passai in testa e bye bye a tutti». È stato il precursore della preparazione atletica che oggi è prassi per tutti i piloti. «Mentre gli altri facevano la taverna per fare le cene, io in casa mi ero costruito una palestra. Ho capito presto che andare in moto non era più solo un gioco. Mi seguiva il professor Orciari, che oggi ha più di 90 anni. Ogni mattina veniva da me: ginnastica, corsa, motocross... ». La parte più pesante? «La sveglia alle 9: dormivo ancora...». Oggi uno che si allena maniacalmente è Valentino Rossi. «Come facevo io. Sono curioso di vederlo con questa nuova Yamaha che pare migliorata. I suoi 40 anni? Finché avrà velocità e gioia nel cuore fa bene a continuare». Marquez e Lorenzo insieme? «La Honda ha fatto benissimo a prenderli, io avrei fatto lo stesso, sono due fenomeni e l' importante è non favorire nessuno dei due all' interno del box. Poi se all' ultimo giro si stendono... È vero che sono due galli nel pollaio, ma mi pare che di galletti quest' anno sia pieno ovunque. Anche Viñales vuole riscattarsi. Sarà un Mondiale incerto come non mai». La Ducati è da titolo? «Sì. Dovizioso e Petrucci sono un bel tandem. Occhio anche alla Suzuki. E mi fa molto piacere vedere sei italiani in MotoGp: possono fare ottime cose. Bagnaia è andato forte nelle prove con la Ducati, Morbidelli sulla Yamaha si sta adattando bene. Spero che pure Iannone faccia qualche exploit da podio, anche se l' Aprilia è indietro rispetto alle altre». Pronostico? «Aspettiamo le prime tre gare per capire». di Tommaso Lorenzini