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Ferrari, ecco perché il flop in Australia può fare la differenza: quella speranza a Maranello

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Davide Locano
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Della doccia fredda di Albert Park stupiscono i distacchi: 57 secondi e 109 millesimi; 58 secondi e 230 millesimi. Sono i ritardi siderali di Sebastian Vettel e Charles Leclerc nei confronti di Valtteri Bottas, mattatore del Gp d' Australia. Nessuno avrebbe potuto immaginare per la Ferrari un ritardo simile nel corso dei primi 58 giri del Mondiale F1 a Melbourne. Anche perché nella terra dei canguri Vettel aveva vinto sia nel 2018 che nel 2017. Lo stesso team principal della Rossa Mattia Binotto ha evitato di cercare giustificazioni: «Non era quello che ci aspettavamo», dice. Anche perché nei test invernali la SF90 aveva spadroneggiato, mentre in Australia ha fatto fatica sin dal venerdì di prove. Evidentemente gli ottimi segnali del Montmelò hanno suggerito a Brackley di accelerare i tempi dei loro aggiornamenti. E la Mercedes W10 ne è uscita rigenerata. La monoposto argentata fa ancora paura sotto tutti i punti di pista, pur con la misera consolazione di un Hamilton solo secondo. Dispone di una potenza invidiabile, un comportamento con le gomme eccezionale (Bottas a metà gara continuava a far segnare giri record con le soft ormai ridotte alla tela mentre la Ferrari si è arenata con le medie) e una capacità di adattarsi alla pista pressoché immediata. Addirittura la Red Bull di Verstappen (terzo) va alla grande, nonostante il motore Honda negli scorsi anni era considerato il punto debole della McLaren. Smaltito lo shock, comunque, in Ferrari dovranno ripartire alla grande. Nelle scorse stagioni gli ottimi avvii di campionato avevano illuso un po' tutti. Stavolta invece il segnale è più che mai chiaro: serve testa bassa e pedalare. Soprattutto servirà mettere ordine nei box per evitare gli errori del passato (invitare Leclerc a non sorpassare Vettel siamo sicuri sia stata la scelta giusta?). Un trauma simile, in questo senso, potrà solo fare del bene in vista dell' appuntamento del 31 marzo in Bahrein. Mancano ancora 20 Gran Premi. E nei precedenti ce n' è uno confortante: nel 2003 Michael Schumacher vinse il mondiale dopo il quarto posto ad Albert Park. Vettel è avvertito. di Daniele Dell'Orco

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