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Il guaio di Jurgen Klopp in vista della finalissima: ecco cosa agita il Liverpool

Davide Locano
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Sul carro di Jurgen Klopp non c' è posto neanche per gli imbucati. Ma ora il mister tedesco dovrà munirsi di una tuta da palombaro per uscire dai fiumi di bava che lo hanno investito e prendere decisioni complicate in vista della finale dell' 1 giugno. Dovrà dimostrare che davvero conosce il calcio e gli uomini, perché se è vero che, come ha sentenziato Mourinho, «la rimonta sul Barça ha un nome, Jurgen, è stata questione di cuore, anima, empatia con la squadra», Klopp dovrà capire cosa fare di Origi e Wijnaldum, i panchinari che hanno reso ancora una volta possibile l' impossibile ad Anfield. In tribuna martedì c' erano Salah e Firmino, attaccanti titolari rispettivamente da 26 e 16 gol in stagione: come farà a dire agli eroi Origi e Wijnaldum «ragazzi, a Madrid tornate in panchina»? Se almeno il tedesco non fosse superstizioso avrebbe vita più facile. Invece, pochi giorni fa ha imposto ai suoi di non avvicinarsi al quadretto con la scritta "This is Anfield" affisso allo stadio dal mitico Bill Shankly: «Nessuno lo tocchi finché non vinciamo qualche trofeo». Ora, capita che l' incostante Origi in inverno fosse a un passo dal Wolverhampton che poi non ha voluto pagare 20 milioni di sterline per il 24enne. Da allora, il belga in esubero che ama suonare il piano e idolatra Henry e Benzema, è diventato l' uomo del destino, firmando tre delle vittorie più importanti della stagione: il fortunoso gol-partita nel derby contro l' Everton al 96' (entrando al posto di Firmino), la rete del 3-2 sabato scorso al Newcastle all' 86' (entrando al posto dell' infortunato Salah) che tiene vive le residue speranze di vincere la Premier, la doppietta che ha giustiziato il Barça. Per non parlare del 28enne olandese Wijnaldum, fr a i peggiori all' andata e che nel 2016 preferì il Liverpool al Tottenham nonostante il Newcastle avesse già l' accordo con gli Spurs. Un segno? di Tommaso Lorenzini

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