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Atalanta, il bivio più difficile dopo l'impresa: lo scenario dell'addio di Gasperini

Gino Coala
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Ora che l' Atalanta è arrivata lassù - dove pochi osavano anche solo immaginare per paura di essere presi per squilibrati visionari - ed è entrata prepotentemente nella storia del football italiano conquistando le simpatie di chi non ne poteva più del noioso non-gioco delle big (ma anche provocando i patetici commenti velenosi di chi è rimasto fuori dall' Europa che conta), per Percassi inizia il momento più difficile. Più delicato. Perché la Champions, prima di giocarsela in campo, va giocata sul mercato e le imminenti mosse societarie scriveranno, inevitabilmente, la prossima stagione dei nerazzurri. Già, la Dea si trova a un bivio: godersi il momento di euforia, provare a galleggiare nel super pallone dei fenomeni e dei potenti e continuare nella politica delle plusvalenze, oppure cambiare strategia e cercare di crescere ancora - passettino alla volta, ovviamente, senza follie - spostando l' asticella poco più in là. Decisione non facile per il presidente bergamasco, uno che da sempre ha fiuto e capacità di vivere il futuro prima degli altri, ma che sta anche sempre attento al portafogli. Però non c' è alternativa e la differenza tra le due strade ha un nome e cognome: Gian Piero Gasperini. Per convincere il tecnico del miracolo a rimanere a Bergamo il club non può bluffare: deve accettare di rinforzare la squadra seguendo le direttive dell' allenatore facendolo diventare, ancora di più, un vero manager all' inglese. Altrimenti sarà divorzio perché Gasperini non è uno da compromessi e l' ha dimostrato già la scorsa estate quando ha alzato la voce poco prima (guarda caso) dell' arrivo di Zapata, costato una fortuna (26 milioni) e poi rivelatosi un affare. La sfida è difficile ma affascinante e l' Atalanta dovrà avere il coraggio di seguire il tecnico che finora non ha sbagliato niente. In tre anni i nerazzurri, mentre arrivavano a risultati sportivi sorprendenti (Europa League, terzo posto in campionato, finale di Coppa Italia) hanno guadagnato qualcosa come 130 milioni cedendo, di volta in volta, i giocatori con più mercato (Gagliardini, Kessie, Conti, Caldara, Petagna, Cristante) e scommettendo su ragazzi sconosciuti o da rilanciare (Hateboer, Castagne, Gosens, Pasalic, Mancini, Gollini). Ecco, ora questo non basta più, se la società vuole seguire la strada indicata dal mister: il club, certo, potrà sacrificare qualcuno da plusvalenza (non certo i tre big d' attacco), ma non potrà permettersi di investire solo in giocatori da istruire e costruire. Tradotto, servirà acquistare gente vera e di esperienza, calciatori già pronti per un grande palcoscenico. Soltanto così questa meravigliosa squadra potrà provare a regalare ancora altro football innovativo, entusiasmante e vincente migliorandone la qualità. Altrimenti c' è sempre l' altra strada. Ma con la consapevolezza che senza Gasperini nulla sarà più come adesso. di Alessandro Dell'Orto

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