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Il derby tra Corea del Nord e Corea del Sud finisce 0-0: stadio vuoto e niente diretta tv

Stefano Boffa
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È terminato 0-0 il sentitissimo derby tra Corea del Nord e Corea del Sud disputatosi il 15 ottobre allo stadio Kim Il-sung di Pyongyang, un pareggio che consente alle due squadre di rimanere in vetta al gruppo H con 7 punti. Nulla di strano, detta così, eppure il tutto si è svolto in un'atmosfera anomala, visto che i due Paesi sono ufficialmente in guerra: da una parte, il regime comunista di Kim Jong-un; dall'altra, la repubblica semi-presidenziale del democratico Moon Jae-in, figlio di rifugiati nordcoreani. La partita era valida per le qualificazioni ai prossimi Mondiali di calcio di Qatar 2022 ed era la prima volta che si giocava un derby ufficiale in Corea del Nord (l'ultimo confronto tra le due compagini fu nel 2010 e si giocò a Shanghai, poiché i nordisti si rifiutarono di suonare l'inno dei rivali). Il match si è svolto in un ambiente blindato, con soli pochi testimoni ammessi allo stadio, tra cui il presidente della FIFA Gianni Infantino. Non è stato permesso l'accesso allo stadio della capitale nordcoreana a nessun membro della stampa, nazionale ed internazionale, e nemmeno ai tifosi, con l'impianto letteralmente deserto. Della partita è stata vietata persino la diretta televisiva, per impedire che venissero diffuse immagini scomode in caso di vittoria dei sudisti.  Come si poteva conoscere l'esito del match, allora? Solo attraverso un collegamento ai siti della FIFA e dell'AFC, i quali si limitavano solo ad enunciare marcatori, ammoniti, espulsi e sostituzioni. I tifosi sudcoreani si sono lamentati della mancata copertura televisiva del match e hanno chiesto a gran voce la squalifica per la Nazionale nordcoreana. Ad ogni modo, alla Federazione della Corea del Sud è stata promessa la consegna del DVD della partita prima della partenza per Seul.  I giocatori sudcoreani erano stati costretti ad andare in giro senza prodotti marcati Nike e senza gli smartphone, in un'atmosfera tutt'altro che serena, e hanno dovuto affrontare un viaggio per arrivare a Pyongyang ai limiti del surreale, nonostante la vicinanza tra le due capitali coreane: scalo a Pechino, ottenimento del visto all'ambasciata nordcoreana in Cina e poi atterraggio a Pyongyang. Emblematica la dichiarazione in merito alla trasferta del difensore delle Tigri Asiatiche Lee Jae-ik: "Onestamente non penso tanto al risultato, la mia priorità è quella di tornare vivo da Pyongyang". Il match di ritorno è previsto per il 4 giugno in Corea del Sud. Se queste sono le premesse... 

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