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Juventus, pronta la maglia araba per la Supercoppa Italiana: il costo è esorbitante

Gabriele Galluccio
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Alla vigilia della seconda edizione consecutiva della Supercoppa Italiana in Arabia (Juve-Milan si giocò a Gedda, domani andranno in campo a Riad) c'è una scia di polemiche che accompagna l'evento, certo smorzata rispetto al 2018. In 12 mesi, tuttavia, i casus belli sono ancora lì. La sfida tra Lazio e Juve sarà la seconda delle tre previste dall'accordo tra Lega di serie A e autorità sportiva saudita, da giocare nel quinquennio 2018-2023 per 7,5 milioni a edizione. Sebbene già da diversi anni la Supercoppa venga considerata una passerella per esportare il nostro calcio nel mondo (si è giocata in Libia, Cina, Usa e Qatar), la scelta di disputarla in Arabia aveva scatenato forti proteste da parte di politici, attivisti per i diritti, giornalisti. In primis per rispetto di tifosi e semplici appassionati, ma soprattutto per una questione di coerenza. L' Italia come paese e il calcio come industria da sempre propugnano un modello civile e sociale opposto rispetto a quello che vige in Arabia. Giusto per fare qualche esempio: poche settimane fa i calciatori di tutte le squadre sono scesi in campo in serie A con un segno rosso sotto l'occhio contro la violenza sulle donne, mentre in Arabia Saudita le donne non godono dei pieni diritti civili e sono "sottoposte alla tutela" di un parente maschio. In via eccezionale per Lazio-Juve le donne saranno ammesse allo stadio, ma è solo un palliativo; i calciatori si spendono spesso in campagne contro violenza e razzismo, ma le nuove leggi anti-terrorismo saudite permettono, ad esempio, discriminazioni nei confronti dei cittadini arabi sciiti e repressioni contro attivisti della società civile; nell'ottobre 2018, e fu il motivo principale delle polemiche, il giornalista Jamal Khashoggi, uno dei principali critici del regime del Golfo, venne ucciso e fatto a pezzi nel consolato saudita in Turchia. Ultimo, ma non per importanza, l'Arabia Saudita sostiene da anni una sanguinosa guerra di repressione in Yemen. Va bene il marketing, ma i soldi dei sauditi sono sporchi di sangue, lo erano lo scorso anno e lo sono oggi. Molti chiudono un occhio. I club tutti e due. La Juve, ad esempio, giocherà con una maglia speciale in "Arabic style". Pur col tricolore sul petto metterà in arabo in cognomi dei calciatori e la scritta Juventus dentro i numeri di maglia. Maglia in vendita in edizione limitata con cofanetto alla modica cifra di 250 euro. Non è tutto. La Supercoppa spagnola, per soddisfare i monarchi, ha cambiato format dopo 32 anni e in Arabia vedrà impegnate non solo le vincitrici di campionato e coppa nazionale ma anche la sconfitta della coppa e la seconda della scorsa Liga. Guarda caso, Atletico e Real (le altre sono Barça e Valencia). Per avere questa sorta di final four i sauditi pagheranno oltre 50 milioni a edizione. All'Italia, probabilmente, verrà proposto di fare lo stesso in futuro. In barba ai messaggi di umanità. Qual è il confine tra marketing e sottomissione? di Daniele Dell'Orco

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