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Kobe Bryant, il fango della giornalista (sospesa) del Washington Post: "Era uno stupratore, ecco le prove"

Gabriele Galluccio
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Kobe Bryant è morto prematuramente a 41 anni, in seguito ad un tragico schianto in elicottero. Con lui se n'è andata Gianna, la figlia tredicenne, e altre sette persone. Un evento che ha sconvolto tutto il mondo, ma ha anche suscitato polemiche fuori luogo, soprattutto per i familiari di Kobe, se si considera che quest'ultimi stanno vivendo un momento durissimo. In particolare una giornalista del Washington Post, Felicia Sonmez, in alcuni tweet ci ha tenuto a ricordare che Kobe Bryant era uno stupratore: a sostegno di ciò ha pubblicato un articolo che ricostruiva le gravi accuse rivolte alla stella dei Los Angeles Lakers. Per approfondire leggi anche: "Era tutto fatto per portarlo a Bologna" Il caso risale a luglio 2003 e si concluse con un nulla di fatto, dato che la donna decise di non testimoniare, lasciando cadere l'imputazione. Kobe archiviò la vicenda con 2,5 milioni di risarcimento e soprattutto con le scuse sincere: "Sebbene io creda davvero che il nostro rapporto fosse consensuale, ho capito che lei non pensava che lo fosse. Mi scuso per il comportamento e per le sofferenze procurate". Tirar fuori una storia morta e sepolta nei giorni successivi alla sua morte non è stata una gran scelta di tatto: la giornalista del Washington Post è stata sospesa, essendo stata messa in riposo forzato ma comunque retribuito.

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