Sodinha, la parabola di una mezza punta di "peso"
La storia dell'attaccante del Brescia. Gioca e stupisce: "Presto dimagrirà"
Prenda esempio da Cassano, che nel Parma ha perso 11 chili. Felipe Monteiro Diogo detto Sodinha (cochina, ovvero piccola coca cola) è il "gordo" del calcio italiano, alto uno e 74 per 85 chili, dopo un picco a 88. Il brasiliano è l'uomo squadra del Brescia, a un punto dalla zona playoff in serie B, nell'ultima gara (a Mompiano con il Bari) ha trasformato un rigore e alla Domenica Sportiva Gene Gnocchi ha ironizzato: «È il nostro mito». Il comico vuole farne un cartonato da mettere alle sue spalle, come inno all'antipalestrato. Sodinha utilizza una maglia larga e fuori dai pantaloncini perchè non evidenziare i fianchi. Ha forza e il piede mancino fatato, però quella mole ne penalizza la velocità. Sodinha, un bomber "di peso" Guardalo in azione su Liberotv E' un modello per chiunque abbia problemi con la bilancia, se è titolare lui (16 presenze in 23 giornate), chi ha la pancia non rinunci al pallone. E' un controatleta unico nel calcio professionistico italiano, eppure piace all'allenatore Bergodi e a Corioni: «Vedrete - diceva il presidente -, ci porterà in A». «Ha provato molte diete - fanno sapere dal Brescia -, ma tutto inutilmente e soffre parecchio la situazione». «Dai su, diventa un po' più leggero», lo pregano i tifosi delle rondinelle. Finisce in fuorigioco perchè non è rapido a rientrare, «Mangia meno pasta!» gli urlano. Sottoporta è pronto, a novembre ha infilato la sua unica rete stagionale su azione. Ha le ossa grosse, il baricentro basso, esulta con una corsa da pinguino e mitraglia come l'olandese Van der Meyde all'Inter o Matri alla Fiorentina; sui calci piazzati è pericoloso, meno sullo scatto breve. Sodinha, il bolide del bomber "di peso" Guarda il video su Liberotv Per i 25 anni, anzichè la torta gli hanno portato un piatto di pasta per non appesantire quel fisico da capo ultras o da impiegato. Sul web dicono sia uscito da un quadro del colombiano Botero, come uno dei bambini tondeggianti sul prato. Nato nelle favelas, si rivelò a 16 anni nel Paulista, nel 2008 arrivò per 3 milioni all'Udinese, che lo prestò in B al Bari: l'allenatore Conte chiede sempre il massimo in allenamento, Sodinha non sembra darlo per il sovrappeso e allora lo limita a 4 presenze. Poi Paganese e Portogruaro in Prima Divisione, mentre alla Triestina non gioca mai. Perde la stagione 2011-12 per 3 operazioni al ginocchio destro, rimpatria al Ceara ma in estate raggiunge Brescia. Al raduno si presenta in canottiera da rapper, la trippa si vede e allora gli levano pane e pasta, bibite e dolci. Qui vent'anni fa aveva lo stesso problema il romeno Danut Lupu, l'allenatore Lucescu lo faceva mangiare da solo, perchè non si ingolosisse guardando i piatti altrui. Mister Giampaolo non vedeva Sodinha, giudicandolo per la silhouette da droghiere, da sagoma però è diventato insostituibile, mago degli assist senza guardare. «Adesso è sceso sugli 82 chili - spiega il dt Gigi Maifredi -, non importa che non sia palestrato: ricorda Coutinho, nazionale carioca degli anni '70. Avesse anche il fisico perfetto, non sarebbe qui, perchè è un genio. A tavola sta alle regole però ingrassa, possibile che festeggi da sudamericano». Vive con il cugino che gli faceva da autista, ma adesso ha la patente. «È di una simpatia incredibile, lega con i brasiliani Finazzi e Saba, qui lo adorano tutti». Ha una fidanzata, però è molto aperto. E soprattutto paffuto. di Vanni Zagnoli