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Adriano Galliani: "Probabile che la serie A si debba giocare con 22 squadre

Adriano Galliani

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E se alla fine non fosse possibile riprendere i campionati di calcio? Cosa succederebbe in serie A? Adriano Galliani, oggi amministratore delegato del Monza a un passo dal conquistare la promozione in serie B (almeno prima dello stop) spiega che «io non avrei dubbi ma la competenza è del Consiglio federale. Manderei in Champions le prime 4 ma facendo una classifica - aggiunge intervenendo a La Politica nel Pallone su Gr Parlamento, ricordando che la diversa posizione determina anche una diversa quota ricavi in Europa - mentre credo sia impossibile fare le retrocessioni, per cui andrà trovata una soluzione per avere meno contenziosi legali. Vedo per il prossimo anno una serie A a 22 squadre e una B a 21-22». A detta di Galliani, comunque vada, «verranno fuori tanti problemi di eccessiva onerosità, temo che da questa crisi verrà una montagna di problemi. Se interrompiamo la stagione ci sarà una grande riduzione dei ricavi per cui secondo me la soluzione va trovata facendosi affiancare da un grande advisor che valuti caso per caso, se sia più conveniente concludere al 30 giugno, al 30 luglio o al 30 agosto e così via . Il calcio italiano ha un' infinità di miliardi di debiti, i mancati ricavi potrebbero portare molte squadre in serie A sull' orlo del collasso e bisogna trovare anche un sistema per evitare i contenziosi con le tre fonti di ricavo, che sono pubblico, sponsor e pay-tv». Ma se completare la stagione a questo punto è quasi una questione di sopravvivenza, dall' altro lato bisogna farlo «in sicurezza, senza fare male a nessuno o aumentare i contagi». Sul fronte della riduzione degli ingaggi, il Monza è stato la prima società in serie C ad agire, dimezzando gli stipendi di marzo. «Abbiamo anticipato i tempi perché quello che propone la serie A è quello che ho fatto io: tagliarsi l' ingaggio del 10% significa non pagare una mensilità e se ad aprile non giocheremo, non pagheremo il 50% della mensilità anche di aprile».
La base del calcio, tuttavia, rappresenta un problema da non sottovalutare. «In serie D non ci sono ricavi, in serie C quasi - sottolinea l' ex dirigente del Milan - la C perde 120 milioni l' anno che sono messi da 60 imprenditori con una media di due milioni ciascuno. Temo che la crisi economica che colpirà in maniera forte il nostro Paese impedirà a questi 60 signori di mettere i soldi anche l' anno prossimo. Ma serie C e serie D svolgono un compito sociale, tolgono i ragazzi dalle strade e bisogna trovare qualche sistema per far sì che questo compito venga riconosciuto». Che calciomercato sarà: «Mi aspetto una sessione di scambi, come nello sport americano».

 

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