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Juventus, non solo Maurizio Sarri: dopo il crac col Lione, in bilico anche Cristiano Ronaldo

Claudio Savelli
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 I rigori generosi si annullano, si può parlare di calcio e di una Juventus che si presenta all'appuntamento decisivo con vecchie e nuove contraddizioni. Tra le vecchie figurano i giocatori fuori forma e fuori dal contesto come Higuain e l'anonimato della squadra, non più capace di ribaltare le partite con la forza mentale, non ancora capace di farlo con il gioco. Serve Ronaldo per invertire l'inerzia: è stato preso apposta ma il fatto che debba sempre mettersi in proprio è la dimostrazione di quanto il coro attorno a lui sia stonato. Cristiano maschera i problemi cronici. La Juve sa stare in campo ma è lineare, scolastica. Solo Ronaldo e i suoi tiri ossessivi e folli esulano dal contesto.

 

Fino ad un anno fa, questa sana follia era distribuita in più giocatori, a turno in queste notti di Champions si trasformavano in eroi, basti ricordare il miglior Bernardeschi visto con l'Atletico. Ora invece prevale la prudenza, il rifugio dei saggi nella vita, degli insicuri nel calcio. Sarri denota insicurezza, altrimenti non si spiega il 4-4-2 schierato per la prima volta che rende ancor più elementare la squadra. La nuova contraddizione è comunicativa. Per la prima volta la società si presenta nel prepartita sia con Nedved che con Paratici, come se avesse bisogno di rasserenare Sarri. Forse è un eccesso di presenza, la Juve non dovrebbe aver bisogno di ribadire l'ovvio. Forse perché la permanenza di Sarri non è così ovvia.

 

È normale, il progetto è fallito. Il tempo ora è poco, bisogna capire se è meglio sfruttarlo per ammettere l'errore o per riprovarci. E chissà che nel dubbio non possa entrare anche Ronaldo, che per il secondo anno consecutivo si trova a predicare nel deserto: nel momento in cui c'è da fare il salto di qualità la squadra attorno non parla la sua stessa lingua.

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