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Ferrari, processo a John Elkann. Turrini: "In ballo c'è il marchio, faccia qualcosa. Prenda Cowell o cacci Binotto"

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C'è il nome di John Elkann "su questo imbarazzante presente" chiamato Ferrari. Per ora, sottolinea nel suo commento sul Quotidiano nazionale Leo Turrini, decano dei giornalisti motoristici italiani, il derby in famiglia è stravinto da Andrea Agnelli, collezionista di scudetti con la Juventus. Ieri Vettel e Leclerc hanno battuto ogni record negativo a Spa, arrivando in posizione 13 e 14 al Gp del Belgio. E pensare che "due anni fa, quando diventò il numero uno della Ferrari, Elkann poteva festeggiare una prima fila tutta Rossa nel Gran Premio d'Italia", sottolinea amaro Turrini, che "brutalmente schietto" riconosce: "Non sono così tonto da pretendere il sorpasso immediato sulla Mercedes. Conosco le realtà crudeli della tecnologia e so che Hamilton pilota un missile irraggiungibile".

 

 

Ma qui in ballo c'è altro: "Il prestigio del marchio, qui si incrina una tradizione gloriosa, nella quale tradizione sempre hanno trovato posto anche le sconfitte, eppure c'è modo e modo". Bisogna fare qualcosa, subito, per invertire la rotta e aiutare il team principal Mattia Binotto, sempre più in balia degli eventi: "Se servono ingegneri stranieri bravi, li si ingaggi, a cominciare dall'ex capo dei motoristi Mercedes Cowell, che è sul mercato. Se invece ci fossero perplessità su chi governa il reparto corse (sempre Binotto), eh, allora ci si muova con la fermezza necessaria".

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