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Juventus, Luciano Moggi scrive a Lapo Elkann: "Chi sono i veri responsabili di Calciopoli"

Luciano Moggi
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Carissimo Lapo, non prendere queste poche righe come una risposta piccata a quanto hai detto tu leggendo quello che avevo scritto martedì. Siamo sempre stati amici e sempre lo saremo parlandoci a cuore aperto. Questa vuole essere una precisazione perché ritengo che tu abbia equivocato il mio pensiero, magari in un momento di angustie causa la brutta Juve vista contro il Milan. Non trovavo infatti normali le tue esternazioni nei confronti della squadra dopo la débacle, giustificabili solo perché fatte da un tifoso doc quale sei tu, tremendamente deluso: «Ci vuole più amore e più rispetto per la maglia e anche più professionalità».

 

 

Ritengo infatti che non siano sufficienti queste peculiarità a far vincere una squadra se mancano, come quest' anno, continuità e qualità. Aggiungevo poi: «Queste qualità le aveva invece la Juventus del 2006, che vinceva tutto, che qualcuno, aiutato da altri, volle però distruggere per togliere di mezzo quei dirigenti che erano diventati piuttosto ingombranti per aver saputo portare la Juve, da nove anni di insuccessi, all'onore di Club Campione del Mondo, Champions compresa». Questo ha fatto sentire Lapo chiamato in causa, in realtà non ho mai inteso farlo perché l'ho sempre considerato un tifoso passionale, tenuto fra l'altro sempre lontano dai giochi di potere proprio dalla sua famiglia. Anche perché, caro Lapo, le mie certezze sugli autori di questa farsa sono note e sempre rivolte verso chi ricevette i ringraziamenti di Blatter, presidente della Fifa di allora, per aver fatto ritirare il ricorso al Tar dalla Juve che, se mantenuto, avrebbe tenuto in serie A la società.

Bastava vedere quanto accaduto in Portogallo, dove una squadra della massima serie, retrocessa per collusione accertata con arbitri (arrestati), fu reintegrata in seguito al ricorso fatto presso l'omologo del Tar italiano. Per la Juve sarebbe stato anche più facile, perché nel processo sportivo non fu accertato nessun reato e in quello ordinario gli arbitri vennero tutti assolti. Il pm dovette ricorrere al "reato a consumazione anticipata" per un qualcosa di mai commesso e neanche pensato. Si trattava di un magistrato con doti sovrumane che sapeva leggere nel pensiero della gente. Ma c'era voglia di condannare, prova ne sia che lo stesso pm ricusò per due volte il Presidente di quel Tribunale solo perché aveva detto di procedere con processi più seri di quello. E di contro purtroppo c'era la voglia della Juve di non voler difendere i dirigenti. Il cda deliberò infatti per il ritiro del ricorso col benestare dell'avv. Grande Stevens e del dr. Gabetti, entrambi entrati in possesso delle chiavi della Famiglia a seguito delle morti quasi contemporanee dell'Avv. Agnelli, del dr. Umberto Agnelli e dell'avv. Chiusano.

 

 

Cominciò così la farsa di Calciopoli, che culminò con il mandato a difendere dato all'avv. Zaccone , il quale patteggiò la Serie B con penalizzazione, dando così un indirizzo preciso di colpevolezza dei dirigenti juventini per reati mai commessi e di conseguenza mai accertati. La gente potrà domandarsi (e darsi una risposta) sul perché Zaccone dichiarò di aver letto tutti gli atti in una settimana paventando la retrocessione in C, in netto contrasto poi con la sentenza finale del processo stesso: «Campionato regolare, nessuna partita alterata». Ammetto di aver avuto anche dei dubbi sulla partecipazione di John Elkann alla farsa, ma solo perché a quei tempi era un ragazzino da far crescere, che magari poteva esser venuto a conoscenza della volontà di ritirare il ricorso ma solo a cose fatte, certamente non in grado allora di dare ordini ai soggetti di cui sopra. Caro Lapo, stavolta sono certo che leggerai quanto scrivo, evitando altri equivoci. Come posso avercela con te? Io non porto rancore per nessuno, neppure per chi mi ha fatto del male: sarà Qualcun altro a dover giudicare.

 

 

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