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Gigio Donnarumma, il "mercenario" assistito dal "capo dei mercenari"? Milan, occhio a queste cifre: che disastro

Tommaso Lorenzini
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Se già l'Olimpico l'ha fischiato quando è uscito al 90' con la Svizzera, figuriamoci se non tornerà presto il momento nel quale qualcuno si sentirà in dovere di dare del bambino viziato a Gianluigi Donnarumma: giusto il tempo di vederlo in campo con la maglia del Paris Saint Germain, sempre più corazzata del calcio mondiale in salsa araba alla faccia del fair play (hanno preso tutti: Wijnaldum, Hakimi, Sergio Ramos), nella quale il nostro portierone si è accasato con un modico quinquennale da 12 milioni di euro a stagione (Mino Raiola aveva ragione di nuovo).

Del resto, quando uno si è fatto la nomea di "Dollarumma" perché al Milan chiedeva un salato rinnovo convinto di meritarlo, nonostante avesse solo 18 anni (era il 2017, e prima di una gara dell'Under 21 in Polonia alcuni tifosi gli lanciarono dei soldi falsi per offenderlo), è difficile staccargli di dosso l'etichetta "vendesi al miglior offerente". Prima della partita dei quarti agli Europei contro il Belgio, qualcuno in tribuna è riuscito ad attirare l'attenzione di Gigio durante il riscaldamento, sventolandogli una banconota da 20 euro: immagine postata sui social, Donnarumma sullo sfondo che se la ride e trappolone quasi riuscito. Quasi, come quello degli inglesi.

 

 

 

Ecco perciò che la notte magica di Wembley è la rivincita di questo 22enne obbligato a crescere troppo rapidamente in un mondo di grandi (e grandi avvoltoi), destinato e pre-destinato a fare cose altrettanto enormi: Dino Zoff l'Europeo l'ha vinto a 26 anni, Gigi Buffon (del quale è degno erede) è diventato campione del mondo a 28. Donnarumma a questa età ha già collezionato 251 presenze nel Milan (251!) trattando coi guanti record di precocità stupefacenti. Eppure, il più giovane a raggiungere le 100 partite in serie A (19 anni e 49 giorni) e il più giovane portiere ad aver esordito nella Nazionale (17 anni e 189 giorni) finora aveva vinto solo una Supercoppa Italiana con il Milan (2016) e non ha finora neanche mai giocato in Champions League.

Il trionfo a Euro2020, mettendoci sopra una doppia impronta gigantesca con i due rigori parati in finale (in carriera, fra campionato e coppe, esclusa la nazionale, sono 15 parati su 44: uno su tre) arriva in un magic moment di perfetta maturità professionale nel quale ha dimostrato di non essere quel burattino che a tanti fa comodo dipingere. Durante l'Europeo ha svolto le visite mediche col Psg con la ferma richiesta al club parigino di aspettare la fine del torneo prima dell'ufficialità. De facto ha giocato da disoccupato. È stato accontentato così come è stato protetto dal clan della Nazionale (è in questi dettagli che la sensibilità di Mancini e del suo staff ha fatto la differenza): non è mai stato mandato in conferenza stampa, non è mai stato esposto alla curiosità/morbosità dello scoop dei (pochi) media in giro per Coverciano.

È anche così che si costruisce il miglior giocatore dell'Europeo, 7,43 il voto assegnatogli dalla Uefa, una pagella altissima che se avesse un giudizio potrebbe essere sintetizzato così: «Autorevolezza nel gestire la difesa, puntualità estrema nei pochissimi quanto decisivi interventi per mantenere inviolata la porta, netto miglioramento in uscita e nel gioco al piede, innata capacità di intimorire l'avversario sul dischetto». Ecco, i penalty. Quando in tribuna Mattarella ha esclamato «siamo nelle sue mani, anzi, nelle sue manone», forse non sapeva che se si va ai rigori vince Gigio: cinque su cinque, tre volte con il Milan e due con l'Italia.

Quando ha parato quello di Saka è stato lui a spiazzare tutti quelli che non avevano tenuto il conto, in tanti non avevano capito che avevamo vinto il torneo perché Gigio non ha neanche esultato, si è rialzato come in una trance agonistica estrema, perfetto manifesto del potenziale che stava mettendo tutto in campo in quei momenti cruciali: in quell'istante a Wembley c'erano insieme il Donnarumm a bambino che sognava quel momento da quando ha iniziato a giocare e il Donnarumma numero 1 dell'Italia, pronto al rigore successivo. Ce ne fossero stati altri dieci, sarebbe stato sul pezzo anche per quelli.

 

 

 

 

Molti milanisti hanno sostenuto che essersi liberati gratis di tale "mercenario", assistito dal "capo dei mercenari" Raiola, immancabile nel batter cassa ogni anno, fosse stato un affare, una benedizione, un contropiede vincente di dignità. Dove per gratis si intende il fatto di non aver dato al portiere i 10 milioni all'anno che voleva e all'agente una ventina di milioni di commissione per il rinnovo. Il tutto senza incassare un centesimo dal passaggio al Psg, che l'ha preso a parametro zero: una risultato davvero geniale... quando la valutazione di Gigio prima degli Europei poteva essere sui 50 e oggi è 70, oppure 80, fate voi. Pallone d'oro? Chissà cosa ne penserebbe Lev Yashin...

 

 

 

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