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Tokyo 2020, la profezia su Marcell Jacobs: "Dopato? Se resta quello che avete visto qui...", il terrore degli americani

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La spedizione azzurra nell’atletica è stata forse qualcosa di irripetibile a Tokyo 2020. Cinque medaglie d’oro, alla pari con gli Stati Uniti e davanti a tutte le altre nazioni: un’impresa storica, impreziosita dalla vittoria della gara regina dei 100 metri con Marcell Jacobs e da quella nella staffetta 4x100 con un finale da sogno di Filippo Tortu. Alla luce dei risultati maturati in questa olimpiade, appare scontata la conferma del direttore tecnico Antonio La Torre.

 

 

“Credo che questo sia il risultato durissimo fatto negli ultimi due anni e mezzo a compattare questo ambiente - ha dichiarato - a togliergli la cultura degli alibi. Il futuro? Dobbiamo lavorare ancora più di prima, rompere i cliché e dovremo cambiare molte cose. Squadra che vince si cambia… perché si deve continuare a lavorare sulla mentalità, sull’approfondimento e provare a fare cose nuove perché gli altri, come noi abbiamo rincorso loro, ci aspettano”.

 

 

La Torre si è anche tolto un sassolino dalle scarpe rispondendo alle velate accuse di doping piovute sugli azzurri dagli Stati Uniti: “Fossi al posto del direttore tecnico americano, qualche domanda me la farei. I più forti velocisti del mondo non si qualificano con la staffetta, non vincono i 100-200-400. È sempre colpa degli altri?”. E in merito alla polemica sullo ‘sconosciuto’ Jacobs: “Chi ha scritto certe cose, non era neanche informato sulle gare di Marcell sui 60. Se Jacobs rimane Jacobs, quello che avete visto qui, può arrivare a Parigi continuando a essere il velocista da battere”.

 

 

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