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Marcell Jacobs, l'imbarazzante telefonata in mondovisione: intervista interrotta, "c'è Draghi al telefono"

Gianluca Mazzini
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L'estate dei trionfi italiani ne è l'ultima prova, ma lo sfruttamento dello sport arriva da lontano. Adesso è solo più pirotecnico grazie alla globalizzata e ai social. L'abuso della popolarità sportiva da parte della politica è vecchio come il mondo ma sperimenta sempre nuove strade. Ha fatto una certa impressione l'appendice alla travolgente vittoria nei 100 metri dell'azzurro Marcell Jacobs. A medaglia ancora calda è arrivata al nostro una telefonata del premier Draghi. Si è trattato di una scena francamente imbarazzante. Il nostro velocista sta rispondendo alle domande della stampa mondiale, sudato e raggiante a bordo pista, quando gli si avvicina uno dei suoi allenatori e gli urla in mondovisione «C'è Draghi al telefono».

 

 

Non si sa se più imbarazzato o sorpreso al nostro campione passano un cellulare. Jacobs si allontana dai cronisti interdetti e parla con il presidente del Consiglio. Si può dire che il nostro premier sia stato politicamente tanto reattivo quanto Jacobs ai blocchi di partenza nello sfruttare l'incredibile vittoria. A proposito chissà se avesse fatto una cosa del genere Berlusconi qualche anno fa... Ci sono nazioni dove lo sfruttamento dello sport per migliorare l'immagine è quasi un dogma di Stato. Gli inglesi lo chiamano "sportwashing". Ovvero lo sport come strumento politico per pulire l'immagine. È sviluppato soprattutto nei paesi del Golfo Persico. Monarchie assolute ricche di petrodollari che devono far dimenticare mancanza di democrazia e violazione dei diritti umani.

 

 

Dall'Arabia Saudita al Qatar passando per Emirati Arabi e Bahrein. In questi Paesi si svolgono tornei, gare, campionati con la presenza delle più grandi star internazionali ingaggiate a suon di petrodollari. Tutto per migliorare l'immagine di questi Paesi. Il caso che ci coinvolge maggiormente è quello della finale di Supercoppa Italia che anche quest' anno si giocherà in Arabia Saudita. La Lega calcio ha sottoscritto un contratto triennale con il paese arabo dal valore di una decina di miliardi. Nel 2018 si è giocato a Gedda, nel 2019 a Riad, dopo la parentesi in Italia nel 2020 per emergenza Covid, quest' anno si rigiocherà in terra saudita. Ma anche Israele ha intrapreso la stessa strada. Un imprenditore israeliano si è messo in testa di promuovere la pace della regione organizzando grandi eventi sportivi per attirare simpatie verso il suo Paese. E così la settimana scorsa ha fatto in modo di ospitare, a fronte di un investimento di diversi milioni di euro, la finale di Supercoppa di Francia tra il PSG e il Lille. Partita che si è disputata a Tel Aviv. La novità dell'ultima ora è che all'elenco di coloro che puntano a sfruttare lo sport si è aggiunta la medicina. Così i due vincitori (ex-equo)) della finale di salto in alto ai Giochi di Tokyo sono stati "ingaggiati" dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. I loro salti e lo scambio di medaglie sul podio si è trasformato in uno spot a favore della vaccinazione di massa contro il coronavirus. Gianmarco Tamberi e Mutaz Barshim sono diventati protagonisti della campagna social #agoal4all#. Ma lo sfruttamento delle medaglie olimpiche (a cominciare dalle retorica dello ius soli) è solo all'inizio. 

 

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