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Milan e Inter, prezzi folli per i biglietti Champions: ecco gli importi, scoppia la rivolta in città

Federico Strumolo
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 Il Milan è riuscito nell'impresa di rovinare la festa per il ritorno in Champions League dopo sette lunghissimi anni di attesa. E lo ha fatto mettendo in atto una politica dei prezzi dei biglietti che definire aggressiva sarebbe farle un complimento. Per riascoltare dal vivo l'inconfondibile inno della Champions martedì 28 settembre contro gli spagnoli dell'Atletico Madrid (proprio l'ultima squadra ospitata dal Diavolo nella competizione, durante gli ottavi di finale del 19 febbraio 2014: vinsero i madrileni 1-0, prima di dilagare 4-1 al ritorno), i tifosi rossoneri dovranno svuotare il proprio portafoglio. I prezzi, infatti, vanno da un minimo di 69 euro di terzo anello verde e blu (dove, ovviamente, la visibilità non è eccelsa), all'incredibile cifra di 490 (quattrocentonovanta) euro per assistere all'incontro dalla tribuna d'onore rossa.

 

Il confronto è imbarazzante se paragonati ai ben più bassi prezzi delle partite dei cugini dell'Inter, nonostante si tratti della medesima competizione e dello stesso stadio. Guardare Milan-Atletico Madrid in curva (che, almeno in teoria, dovrebbe essere il settore popolare), costerà 119 euro, mentre gli interisti ne pagheranno solo 48 per assistere al debutto europeo dei nerazzurri contro il Real Madrid (in programma mercoledì 15 settembre). Il primo arancio per le partite del Milan costerà 199 euro, mentre per l'Inter 120, il primo verde 139 per i rossoneri, 85 per i nerazzurri. Una politica senza dubbio incoraggiata dalla capienza ridotta della metà (causa norme Covid) di San Siro, che a fronte dei quasi ottantamila spettatori ospitati abitualmente, potrà essere riempito solamente da circa trentottomila tifosi. Cifra non complicata da raggiungere, anche sfruttando il grosso bacino di sostenitori e l'immensa voglia di notti europee da parte di una piazza rimasta a bocca asciutta per troppo tempo. Ma, oltre alla prospettiva di un agevole tutto esaurito, ad invogliare il club ad alzare così tanto i prezzi potrebbe esserci la guerra dei mesi scorsi con l'Uefa per l'introduzione della famosa Superlega. La nuova competizione, infatti, avrebbe dato una spinta notevole ai ricavi delle società, aiutando quindi i sofferenti bilanci delle squadre coinvolte.

 

Dopo la battaglia (vinta) del massimo organismo calcistico europeo, unito alle varie leghe nazionali, i club devono trovare altre vie per fare affari, ed il botteghino - tanto mancato nell'ultimo anno e mezzo di stadi chiusi causa Covid - può risultare un utile (seppure discutibile) strumento per tamponare l'emorragia. Certo, in un mondo ideale, sarebbe bello che proprio l'Uefa, che in tutto questo tempo ha combattuto la Superlega con l'insopportabile retorica del calcio che appartiene ai tifosi, scendesse in campo per cercare almeno di limitare il costo dei tagliandi. Creando una sorta di tetto di prezzi oltre il quale non si possa andare (basterebbe istituirlo anche solo per alcuni settori) ed aiutando dunque i tifosi, costretti, invece, ad incredibili sacrifici per poter assistere alle partite della propria squadra del cuore dal vivo. 

 

Ad essere davvero caustici e paradossali, allo stato dell'arte i sostenitori del Diavolo dovranno augurarsi di vedere il Milan non superare i gironi (magari da ultimi del raggruppamento, dato che in caso di terzo posto ci sarebbe l'Europa League) per evitare lo spiacevole rischio di finire in bancarotta... In conclusione, è comprensibile che le società, costrette a fronteggiare l'impronosticabile crisi da pandemia, tentino varie strade per migliorarei propri conti, ma farlo sulla pelle dei tifosi crea disaffezione e rabbia. E dopotutto, i club non possono lamentarsi delle richieste folli dei propri calciatori in sede di rinnovo di contratto (e il Milan ne sa qualcosa), se poi le stesse impongono cifre da capogiro ai propri tifosi.

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